Nuovo incendio a San Ferdinando, la baraccopoli più famosa d’Italia. Salvini: «La sgombereremo»
L'ennesimo incendio ha distrutto parte della baraccopoli di San Ferdinando e provocato la morte di un migrante. Le fiamme, divampate nella notte, hanno devastato circa venti delle innumerevoli baracche presenti nel campo della piana di Gioia Tauro, in provincia di Reggio Calabria. La vittima si chiamavaAl Ba Moussa, 28ennedi origine senegalese. Durante l'incendio, molti occupanti hanno tentatodi domare le fiamme con secchi e recipienti di fortuna, in attesa dell’intervento dei Vigili dei fuoco.
Il prefetto di Reggio Calabria Michele di Bari, haapprontato unpiano per trasferire, nel breve periodo,i migranti che vivono nella baraccopoli di San Ferdinando. Secondo fonti del Viminale, l'incendio non cambia nulla: già dalle prossime ore 40 immigrati regolari saranno spostati in strutture d'accoglienza regionali. Sempre secondo il Viminalein passato erano stati messi a disposizione 133 posti in progetti Sprar, ma solo 8 persone aveano accettato di spostarsi.
Commentando la tragedia, il ministro dell'Interno Matteo Salvini ha dichiarato:«Sgombereremo la baraccopoli di San Ferdinando. L’avevamo promesso e lo faremo, illegalità e degrado provocano tragedie come quella di poche ore fa», aggiungendo che «per gli extracomunitari di San Ferdinando con protezione internazionale avevamo messo a disposizione 133 posti nei progetti Sprar. Hanno aderito solo in otto, tutti del Mali. E anche gli altri immigrati, che pure potevano accedere ai Cara o ai Cas, hanno preferito rimanere nella baraccopoli. Basta abusi e illegalità».
Al Ba Moussa, secondo quanto reso noto dalla questura, nel 2015 aveva ottenuto la concessione della protezione umanitaria dalla commissione territoriale di Trapani. Moussaera dunque in possesso di un permesso di soggiorno per motivi umanitari, scaduto nel marzo del 2018 e mai rinnovato per mancata presentazione della documentazione.
Arrestato dal commissariato di Gioia Tauro, su delega della Squadra mobile di Pisa,il 31 dicembre scorsoperdetenzione ai fini di spaccio di hashish, il ragazzo era stato scarcerato il 16 gennaio scorso, dopo la convalida dell'arresto.Moussa aveva precedenti di polizia per reati contro il patrimonio, false dichiarazioni sull'identitàpersonale, interruzione di pubblico servizio, inottemperanza al foglio di via obbligatorio
Che cos'è la baraccopoli di San Ferdinardo
La baraccopoli di San Ferdinando è conosciuta ai più per essere il simbolo del caporalato più estremo del Sud Italia, un campo immerso nella piana di Gioia Tauro dovevivono migliaia di migranti impegnati nella raccolta di agrumi. Numerosi sono gli incendi che nel corso del tempo hanno devastato la baraccopoli di San Ferdinando: solo nell'ultimo anno si sono registrati tre vittime di roghi divampati all'improvviso: il 27 gennaio del 2018 morìBecky Moses, 26ennenigeriana, uccisa dalle fiamme appiccate volontariamente da una donna, ritenuta mandante dell'orribile azione causata dalla gelosia,mentre il 2 dicembre 2018 perse la vitaSurawa Jaith, giovane gambiano di quasi 18 anni.
Surawa Jaith
Era il luglio del 2018 quando l'allora neo-ministro dell'Interno, Matteo Salvini, approdò a San Ferdinando e promise il completo sgombero della zona, già annunciato durante la campagna elettorale per le elezioni politiche del 2018: «Sono venuto a vedere con i miei occhi, e dovrebbero venire anche quei buonisti che parlano di "aprite i porti", "avanti tutti", "in Italia c'è posto", per vedere le condizioni incivili in cui vivono le persone, dentro il campo e fuori dal campo: illegalità, prostituzione, spaccio, lavoro nero. Solo una immigrazione limitata, controllata e qualificata è un valore positivo per chi accoglie e per chi viene accolto», dichiarò al termine della visita.
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San Ferdinando confina con il comune di Rosarno, altro luogo salitoagli onori delle cronache per quella che tutt'oggi viene ricordata come "la rivolta dei migranti", iniziata nel gennaio del 2010 dopo che tremigranti erano stati feriti con una carabina ad aria compressa. La rivolta di Rosarnovide contrapporsi circa 2000 migranti, impiegati nella raccolta di agrumi e residenti in fatiscenti tendopoli e baraccopoli senza acqua, luce e gas, contro le forze dell'ordine.
Dopo l'aggressione a colpi di carabina, la sera del 7 gennaio 2010 i lavoratori dei campi di Gioia Tauro protestarono violentemente arrivando a scontrarsi con le forze di polizia e il giorno seguente furono oltre 2000 i migranti che decisero di marciare su Rosarnoper protestare contro le condizioni disumane in cui da tempo erano costretti a vivere. La protesta scatenò la violenta risposta dei cittadini di Rosarno, che scesero in strada armati di mazze e bastoni e ferirono molti immigrati. Al termine delle proteste concatenate, la maggior parte dei migranti fu trasferitain Centri di identificazione ed espulsione. A distanza di nove anni dalle rivolte, però, sembra che la situazione nella piana di Gioia Tauro non sia moltocambiata.