Via le liberalizzazioni, fondi e tutele per i negozi «di vicinato». La proposta della Lega
Ripartire dai centri storici e fare marcia indietro, annullandole del tutto, sulle liberalizzazioni – concesse dalla riforma Bersani- che prevedonola possibilità di aprire un esercizio dando solo comunicazione online al comune e cui seguono, entro un massimo di trenta giorni,i controlli dell'amministrazione per certificarnel'idoneità.
Èquesto l'obiettivo cui punta soprattutto la Lega che vorrebbe tornare al vecchio sistema delle licenze, dando pieni poteri ai sindaci su dove e quale tipo di attività aprire. La proposta allo studio, presentatain commissione Attività produttive della Camera, e collegata a quella sulle aperture domenicali, ha lo scopo di valorizzare tutti quegli esercizi commerciali che rientrano nei 150mqe che in questi anni hanno resistito alla crisi,incentivandoli, e garantendo agevolazioni fiscali per i primi tre anni ai giovani imprenditori che hanno intenzione di aprire un negozio nel centro storico. Un piano su cui convergono anche i Cinque stelle, più scettici, invece, sull'idea di cancellare il sistema di liberalizzazioni del decreto Bersani.
Se queste misure non fossero sufficienti, la Lega ha già idea di alzare la posta. Il capogruppo del partito ha firmato una proposta di legge per istituire un «Fondo presso il ministero dello Sviluppo economico per la riqualificazione e il potenziamento delle attività commerciali di vicinato ai centri storici nelle città con popolazione inferiore a5mila abitanti, con una dotazione iniziale di 100milioni di euro per ciascuno degli anni 2019,2020,2021», scrive Il Messaggero.
Saranno fondi da utilizzare per l'ammodernamento, la ristrutturazione degli esercizi, ma anche per il pagamento dei canoni di locazione. La proposta nasce principalmente come molla per ridare vita a una situazione di stallo dovuta anche alla concorrenza del mondo e-commerce e che sempre di più inibisce l'andamento economico delle attività commerciali sustrada.