Testacoda tra i 5 Stelle, Grillo blasta il referendum su Salvini. Poi si ricrede: «Fiducia in Di Maio»
Beppe Grillo ci ripensa. Dopo aver criticato il testo della consultazione sulla piattaforma Rousseau, a proposito del caso della nave Diciotti per cui il tribunale dei Ministri di Catania ha chiesto l'autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini, il fondatore del Movimento 5 Stelle ha ribadito la sua fiducia nei confronti del capo politico Luigi Di Maio. «La mia era solo una battuta, montata ad arte contro il M5S. Piena fiducia nel capo politico», ha detto. La battuta di cui parla era questa: «Se voti "Sì", vuol dire No. Se voti "No" vuol dire "Sì." Siamo tra il comma 22 e la sindrome di Procuste!», aveva scritto Grillo riferendosi al quesito posto su Rousseau. Nella sua formulazione iniziale, gli elettori avrebbero dovuto rispondere "Sì" per negare l'autorizzazione a procedere contro Salvini e "No" per concederla. La mattina del 18 febbraio il testo è cambiato e ora, in effetti, è più chiaro.
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Ad alcuni la critica di Grillo è sembrata un po' criptica. Proviamo a spiegarla. La prima citazione rigaurda il romanzo Comma 22 dello scrittore statunitense Joseph Heller. Il paradosso che dà il titolo all'opera è la regola per cui «chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di volo, ma chi chiede di essere esentato dalle missioni di volo non è pazzo», La sindrome di Procuste, invece, è una particolare patologia mentale che porta chi ne soffre a provare un forte dispiacere e dolore nei confronti del successo delle altre persone, che siano colleghi, amici o parenti. La sindrome prende il suo nome dal mito classico di Procuste che assaliva i viandanti e li massacrava torturandoli.
La tortura di Procuste era terribile: se catturava un uomo grande, lo costringeva a sdraiarsi su un letto piccolo e tagliava il suo corpo in modo da farlo combaciare con la misura del letto. Se il malcapitato era minuto, lo faceva distendere su un letto grande; per far coincidere la misura del suo corpo con quella del giaciglio, lo piallava e lo stirava, come un impasto, slogandone prima gli arti. Per questo, l’espressione "letto di Procuste" viene usata per riferirsi a una particolare situazione alla quale una persona deve, suo malgrado, adattarsi. Evidentemente, più che alla sindrome, Grillo fa riferimento al mito nel suo parallelo con il voto sulla piattaforma Rousseau.
Il Movimento 5 stelle ha replicato alle critiche del fondatore, invitando a evitare gli allarmismi e spiegando che il voto proposto ha la stessa formulazione di quello che sarà sottoposto ai senatori della Giunta per le autorizzazioni a procedere. «Questa complessa articolazione – si legge sul Blog delle Stelle – dimostra che non stiamo parlando dell’immunità di un politico. È giusto prendere le decisioni importanti con cittadini informati e che sappiano anche prendere coscienza della complessità del tema». Nel post inoltre si fa notare come la questione «coinvolge anche le decisioni politiche del presidente Conte, del vice presidente Di Maio e del ministro Toninelli». Cioè, non si tratta di un voto sull'alleato Salvini, ma sull'operato del governo e del Movimento stesso.
Il Movimento 5 Stelle aveva confermato la votazione online sul caso Diciotti. Gli iscritti potranno esprimere il proprio parere attraverso la piattaforma Rousseau dalle 10 alle 19 di domani, lunedì 18 febbraio. La conferma era arrivata direttamente dal Blog delle Stelle, dove era stato pubblicato un post contenente la domanda che verrà posta e una serie di spiegazioni e di link di approfondimento sulla vicenda che sta coinvolgendo il ministro dell'Interno Matteo Salvini.
Il lungo articolo pubblicato sul Blog delle Stelle spiega agli attivisti la posizione del movimento: «questo non è il solito voto sull’immunità dei parlamentari. Di quei casi si occupa l’articolo 68 della Costituzione, e su quelli il MoVimento 5 Stelle è sempre stato ed è inamovibile: niente immunità, niente insindacabilità. Nessuna protezione per i politici che devono rispondere delle loro azioni individuali. Noi mandammo a processo i nostri portavoce Paola Taverna e Mario Giarrusso e entrambi votarono per farsi processare».