La traversata giudiziaria del caso Diciotti: oggi il M5S sceglie il destino del Governo
Il caso Diciotti è la prima, vera, manifestazione della politica dei porti chiusi di Matteo Salvini. A bordo della nave della Guardia Costiera italiana c’erano 177 migranti, trattenuti a bordo per 10 giorni. Per questo motivo, il tribunale dei Ministri di Catania ha accusato Matteo Salvini di sequestro di persona aggravato.
Il ministro dell’Interno rivendica di aver agito nell’interesse del Paese, e quindi esercitando le sue funzioni. Martedì 19 febbraio tocca alla Giunta delle elezioni e delle immunità del Senato approvare o respingere l’autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini.
Se Forza Italia ha già detto di riconoscere l’interesse pubblico nell’azione del vicepremier, il Movimento 5 Stelle, da sempre contrario all’immunità parlamentare, si trova a un bivio: permettere ai giudici di indagare e procedere contro Salvini, facendo entrare in crisi il Governo, o negare l’autorizzazione per salvare l’alleanza con la Lega, ma tradendo parte della sua base. Il futuro del Movimento e del governo si decide lunedì 18 febbraio su Rousseau. Con un click.
I rappresentanti politici dei 5 Stelle al Governo hanno cercato di condividere la responsabilità penale auto-denunciandosi ai magistrati. Il tentativo, però, prescinde dal voto della Giunta, la quale dovrà esprimersi prima che il tribunale di Catania decida se approfondire o meno le indagini su Di Maio, Toninelli e Conte.
La questione è tanto delicata che i parlamentari hanno rimandato continuamente la decisione, fino a delegare la scelta agli iscritti alla piattaforma Rousseau. Ecco come siamo arrivati fin qui.
Gli esordi
Il 14 agosto, un barcone con più di cento persone a bordo riesce a lasciarsi alle spalle le acque di competenza libica ed entra nella zona Sar di Malta, l’area di ricerca e soccorso nella quale le autorità maltesi non esercitano la sovranità ma, per i trattati e gli accordi internazionali, hanno il dovere di salvare le persone in difficoltà. Nonostante il giorno di Ferragosto la capitaneria italiana solleciti un intervento di Malta, la loro capitaneria non passa all’azione.
Così, la notte del 16 agosto, due motovedette della Guardia Costiera italiana prestano soccorso ai migranti. Poco dopo, i migranti sono trasferiti sulla nave militare Diciotti. Tralasciando le accuse reciproche tra Italia e Malta, il 20 agosto, quando già 13 migranti in condizioni critiche erano stati fatti sbarcare a Lampedusa, viene dato l’ordine alla nave di dirigersi verso Catania per lo sbarco definitivo delle 177 persone a bordo.
«Non calare la passerella e lo scalandrone»
Quando la Diciotti arriva a Catania, la capitaneria di porto ordina al comandante di non far sbarcare nessuno: «Non calare la passerella e lo scalandrone». Nonostante le precarie condizioni di salute dei migranti a bordo, l’indicazione è arrivata direttamente dal ministero dell’Interno e da Matteo Salvini.
L’intervento del tribunale dei Minori di Catania permette lo sbarco quasi immediato dei minori presenti sulla Diciotti. Il resto dei migranti deve restare a bordo della nave, non adeguata per questo tipo di attività e per un numero così elevato di persone.
FInisce l’Odissea
Dopo la mezzanotte del 26 agosto, viste le condizioni critiche dei migranti a bordo e le pressioni internazionali, inizia lo sbarco dei 137 migranti ancora a bordo. Sono stati cinque lunghissimi giorni, a un passo dalla terraferma, ancorati nel porto di Catania. Dieci giorni in totale a bordo della Diciotti.
Le accuse del Tribunale catanese
Matteo Salvini è accusato di non aver concesso l’individuazione dei porti italiani come place of safety. Questo ricorso ha permesso al ministero di trattenere i migranti a bordo e impedire la finalizzazzione dell’operazione di soccorso. I magistrati ritengono che ci siano gli estremi per accusare il ministro di sequestro di persona.
Salvini «avrebbe posto arbitrariamente il proprio veto all’indicazione del place of safety. Così ha determinato la forzosa permanenza dei migranti a bordo dell’unità navale U. Diciotti, con conseguente illegittima privazione della loro libertà personale».
I giudici hanno individuato anche due aggravanti: il ruolo di pubblico ufficiale ricoperto da Salvini e il danneggiamento di persone minorenni. Qualora la richiesta di autorizzazione a procedere fosse accettata dalla Giunta, il ministro dell’Interno potrebbe essere dichiarato colpevole del reato e andare in contro a un massimo di 12 anni di carcere.