Salvini, il Governo e il Movimento nella strettoia della democrazia
Non è un voto scontato quello di oggi nel referendum online tra gli iscritti del M5s sul caso Diciotti. C’è un precedente che viene evocato in queste ore:esattamente 5 anni fa gli iscritti votarono sulla proposta di abolizione del reato di immigrazione clandestina, un tema molto vicino alla sostanza di quello di oggi.
Beppe Grillo, che era il capo politico del Movimento, alla vigilia del voto disse esplicitamente di essere contrario all’abolizione di quel reato. Eppure gli scritti votarono in senso opposto.
Era il M5s di lotta e di opposizione, non ancora la principale forza di governo, certo. Ma la nuova anima non ha cancellato quella originaria, e del resto lo conferma il ricorso stesso al referendum: così nel confronto attraverso la votazione online di oggi si studiano e si misurano le due anime del MoVimento 5 Stelle, rappresentate sia ai vertici sia nella base, per quello che si legge in tweet, messaggi e dichiarazioni.
La mossa dell’ultima ora è quella dei tre sindaci più importanti a 5 stelle: attraverso il Fatto Quotidiano, la Appendino, la Raggi e Nogarin – Torino, Roma e Livorno – prendono posizione nettamente per la processabilità di Matteo Salvini. Quanto peserà la loro indicazione?
Sulla posizione opposta ci sono gli uomini di Governo, dallo stesso premier Giuseppe Conte al capo politico Luigi Di Maio al ministro Danilo Toninelli, che di fatto il voto pro-Salvini l’hanno espresso con le loro memorie alla Giunta del Senato.
Finisce allora per essere, questa è la sostanza, un referendum a più piani: sul diritto a compiere azioni di governo, sull’immigrazione, sull’alleato Salvini, sullo stesso Governo del cambiamento e sull’identità del Movimento, originale o governativamente modificata.
Tutto questo nelle mani degli iscritti, sia pure nelle modalità non sempre chiarissime della piattaforma Rousseau, e in un momento cruciale per la vita del M5s, che teme di aver perso le due certezze (il voto d’Abruzzo ne è stato ultimo segno) accanto a un alleato cannibale di voti, proprio quello che sta per salvare o condannare.
In molti pensano che simili scelte spettino a un gruppo dirigente che nei momenti cruciali deve sapersi prendere tutte le responsabilità, e qui la scelta è stata invece di ricorrere allo strumento identitario di decisione.
Però questo è un passaggio da rispettare, tra mille imperfezioni, con tante critiche, tutto quello che volete. Ma quando si ricorre a un voto non scontato, su cui magari sono in gioco anche le sorti del Governo, questa, anche questa è democrazia.