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Facebook è un «gangster digitale», l’accusa del Parlamento inglese

19 Febbraio 2019 - 06:47 Henry Albert

Il Parlamento inglese dichiara Facebook fuorilegge, un vero e proprio «gangster digitale», da imbrigliare il più presto possibile. Un rapporto bipartisan, frutto di 18 mesi di inchiesta, accusa Zuckerberg e i suoi dirigenti di aver consapevolmente e ripetutamente violato le leggi sulla privacy e sulla concorrenza del Paese. Il rapporto considera il social network un vero e proprio rischio per la democrazia.

Secondo Damian Collins, parlamentare conservatore a capo della commissione, «I cittadini sono presi di mira, con malizia e senza tregua, da disinformazione e pubblicità ingannevoli mirate. Vengono raggiunti tutti i giorni sui social media, più utilizzati». La commissione ha prodotto un documento lungo 108 pagine, noi di Open abbiamo selezionato i punti più importanti per capire come mai il Parlamento inglese abbia fatto causa comune per limitare la pericolosità di Facebook

Perchè il Parlamento inglese ha accusato il social di Zuckerberg

 

  • Mark Zuckerberg ha ostacolato direttamente l’indagine, rifiutandosi di apparire in Parlamento e mandando invece dipendenti con troppa poca esperienza per rispondere alle domande della commissione.

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  • Le elezioni britanniche sono vulnerabili all’interferenza elettorale da parte di agenti esterni. Facebook è una piattaforma su cui le fake news possono trovare un terreno fertile per crescere

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  • Facebook è usato abitualmente dalla Russia per interferire nelle elezioni di altri Paesi, compresa la Gran Bretagna. Il social network ne è perfettamente a conoscenza da tempo ma fa finta di non saperlo e interviene con troppa lentezza.

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  • Facebook preferisce il profitto alla sicurezza dei dati dei suoi utenti. Su questo aspetto interviene soltanto quando delle violazioni particolarmente gravi diventano pubbliche.

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  • Il modo in cui la compagnia persegue i suoi interessi viola gli accordi presi con la commissione federale per il commercio: il social media sfrutta impropriamente la sua potenza sul mercato per schiacciare o isolare possibili rivali.

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  • Facebook offre rifugio sicuro a realtà come Mainstream Network, un sofisticato sito di disinformazione pro-brexit, che sfrutta l’anonimato e le pubblicità mirate del social media per diffondere fake news a utenti particolarmente vulnerabili.

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Il rapporto conclude che i social media «non possono nascondersi dietro l’affermazione di essere mere piattaforme, senza prendersi la responsabilità diretta di regolare il contenuto dei loro siti». La commissione che si è occupata di scriverlo ha proposto un codice etico obbligatorio e la fondazione di un ente di controllo indipendente, abilitato a condurre azioni legali contro i social media e costringerli a consegnare i dati degli utenti.

Secondo Damian Collins il cambiamento non può fermarsi qua ma deve riguardare anche le leggi elettorali: «Abbiamo bisogno di riforme affinché gli stessi principi di trasparenza delle comunicazioni politiche si applichino online, proprio come fanno nel mondo reale». La Germania, per esempio, ha approvato una legge che costringe a rimuovere contenuti classificati come incitamento all'odio entro 24 ore, pena una multa di 20 milioni di euro (il primo disegno di legge ne prevedeva 50!). Non a caso, un moderatore Facebook su sei lavora in Germania.

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