Il lunedì nero della politica che si fa giustizia da sé
Ieri purtroppo abbiamo potuto vedere a cosa si è ridotta la battaglia politica in Italia: da un lato eletti e tifosi che per tutta la giornata avevano spiegato quanto vergognoso fosse salvare Salvini da un processo, che improvvisamente si sono trasformati in garantisti di diamante quando è arrivata la notizia sui genitori di Renzi; dall'altro lato eletti e tifosi che nella stessa giornata avevano spiegato come fosse giusto negare il diritto dei magistrati a portare in giudizio il ministro dell'interno improvvisamente festeggiare le notizie da Firenze alla stregua di un gol (qui spicca un senatore m5s, Castaldi, che ha scritto su Fb: «Due genitori insieme, è record!»).
Garantisti e giustizialisti a corrente alternata, secondo interessi di parte, inseguendo ruggini e sgarbi reciproci (i genitori di Renzi e Boschi, quelli di Di Maio e Di Battista, i soldi della Lega scomparsi ai tempi di Bossi e figli: una sguaiata contrapposizione di affari di famiglia).
Le vicende giudiziarie sono tutte diverse, e di diversa gravità ipotizzata, e sempre bisognerebbe attendere l'ultima pagina, quella delle sentenze definitive. Ma nessuno mai lo fa: servono le notizie che screditano l'avversario, munizioni pesanti per la lotta politica. Meglio se riguardano i familiari dei nemici, meno tutelati, meno abili a controbattere.
Chi è stato a cominciare? Non conta più ricordarlo, ormai è prassi generalizzata, o quasi. Ha il sacrosanto diritto Matteo Renzi di proteggere la sua famiglia (e dalla lettura dell'ordinanza la misura cautelare per i suoi genitori non appariva inevitabile). Non dimentico però la sguaiata durezza ostentata solo pochi mesi fa da molti deputati renziani per le vicende, molto minori, dei padri dei leader 5 stelle. L'odio, l'ansia di sputtanamento fa premio ormai su tutto. Ma così la politica muore, e neanche tanto lentamente.