L’antisemitismo fantasma dei Gilet gialli
Una condanna decisadegli insulti al filosofo francese AlainFinkielkrautnon c'è stata. I Gilet gialli avevano smentito, commentato più che condannato apertamente il gesto attraverso unpost sulla loro pagina Facebookin cui rivendicavano di non essere«nè politicizzati, nè sindacalizzati, nè antisemiti». Il 19 febbraio i Gilet gialli tornano in piazza, questa volta per partecipare insieme adattivisti che non hanno nulla a che fare con il movimento, auna manifestazione contro l’antisemitismo.
Eppure ci sono dei segnali da non sottovalutare. Da una parte la presenza di militanti violenti di destra, noti come i «casseurs», più volte avvistatialle manifestazioni dei Gilet gialli. Tra questi ci sono anche HervéRyssen, militante di estrema destra negazionista. Tra i riferimenti politici di Ryssen, c'è anche David Duke, il capo del Klu Klux Klan americano, di cui ogni tanto condivide anche i tweet. Altro esponente dell'ala di estrema destra di questo variegato movimentoè Yvan Benedetti, ex membro del Fronte Nazionale (oggi Raggruppamento Nazionale), il partito della famiglia Le Pen, per intenderci. Oggi Benedetti è al verticedel Partito nazionalista francese, che si definisce «antisemita e anti-ebreo». Recentemente il sito del partito ha rilanciato un videodedicato ai Gilet Gialli, intitolato«La rivoluzione in arrivo». Nel filmato tratto daun raduno di estrema destra, i Gilet gialli vengono definiti come «la Francia che non si arrende».
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Poi c'è lo striscione dedicato al presidente della Repubblica Francese Emmanuel Macron, affisso a Parigi:«Macron, démission, en prison, pute à juifs, pendaison». L'iconografia movimentistadei Gilet gialli è ispirata, in parte, alle frasi e gesta del controverso comico francese Dieudonné M'bala M'bala. In più di un casodei manifestanti sono stati fotografati mentre praticavano la«quenelle», il saluto simbolo diDieudonné, descritto come un saluto laterale nazista.Dieudonné, una volta paladino dell'anti-razzismo, è stato condannato 8 volte per anti-semitismo, avvicinandosinegli ultimi anni sempre al Fronte Nazionale di cui era stato una volta fervido oppositore. In una delle sue trasmissioni ha anche ospitatoRobert Faurisson, noto negazionista.
È chiaro che in Francia è in atto, da destra, una battaglia per conquistare l'anima del movimento che sostiene di essere a-politico. Masi tratta di una posizione che a lungo andare è diventataun alibi. Magari anche una strategia, resa plausibile dall'organizzazione orizzontale del movimento: uno vale uno, vale nessuno.Se da un lato questo fa sì che le decisioni importanti vengano prese – almeno in apparenza -concollegialità, è anche vero che rende molto difficile l'attribuzione di responsabilità per errori commessi, o peggio per atti violenti, come nel caso diFinkielkraut.
Le immagini delle manifestazione a Parigi
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