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«Acqua pubblica? Come la Tav». La proposta di legge 5 stelle non piace alla Lega

20 Febbraio 2019 - 06:37 Angela Gennaro
L'oro blu sarà il prossimo terreno di scontro tra Lega e Movimento 5 Stelle? Alla Camera una proposta di legge a prima firma grillina per l'«attuazione del referendum del 2011». Ma piovono gli emendamenti della Lega, che vanno in senso opposto

L’acqua pubblica come la Tav. È uno dei fronti di battaglia – meno dibattuto, al momento, rispetto alla questione Alta Velocità – tra i due azionisti di Governo, Lega e Movimento 5 Stelle. «L’acqua pubblica èla nostra prima stella e per lei sono anni ormai che ci battiamo», scrivevano sul blog delle Stelle ad agosto scorso i parlamentari M5s Federica Daga e Stefano Buffagni. «È uno dei punti all’interno del contratto di Governo,perché è un bene essenziale per la vita da preservare per le future generazioni». E proprio Federica Daga è la prima firmataria di un progetto di legge in discussione alla Camera per «attuare finalmente», otto anni dopo, l’esito di quel referendum del 12 e 13 giugno 2011 a cui oltre 27 milioni di persone avevano votato Sì.

Qualche giorno fa la commissione Ambiente di Montecitorio ha concluso il lavoro preliminare e il testo dovrebbe arrivare in aula a marzo. Sulla «prima stella» grillina pesano però gli emendamenti presentati dalla Lega: proposte di modifica – tante – su cui ora si discute ma che vanno nella direzione opposta rispetto alla ripubblicizzazione del servizio. Il primo emendamento, a firma della capogruppo della Lega in commissione, Elena Lucchini, elimina le parole «governo pubblico»dagli obiettivi della riforma, così da – scriveva l’agenzia Public Policy la settimana scorsa – «far diventare l’articolato una legge con il solo obiettivo di favorire un governo partecipativo (e non pubblico) del ciclo integrato dell’acqua». Il secondo emendamento, sempre a firma Lucchini, «elimina le parole “non mercificabili” dalla definizione di acque superficiali e sotterranee».

Posizioni molto distanti tra le due forze politiche, anche se il ministro Sergio Costa assicura: «Con la Lega non c’è scontro ma confronto». Salvo poi aggiungere che il contratto di governo sta lì e sull’acqua, «pubblica» appunto, parla chiaro. Questo è quanto si legge a pagina 8 del contratto di governo Lega – 5 Stelle:

È necessario investire sul servizio idrico integrato di natura pubblica applicando la volontà popolare espressa nel referendum del 2011, con particolare riferimento alla ristrutturazione della rete idrica, garantendo la qualità dell’acqua, le esigenze e la salute di ogni cittadino, anche attraverso la costituzione di società di servizi a livello locale per la gestione pubblica dell’acqua. La più grande opera utile è restituire ai cittadini una rete di infrastrutture idriche degne di questo nome. È necessario dunque rinnovare la rete idrica dove serve, bonificare le tubazioni dalla presenza di amianto e piombo, portare le perdite al minimo in modo da garantire acqua pulita e di qualità in tutti i comuni italiani.

La proposta di legge Daga «ricalca la proposta di legge di iniziativa popolare del lontano 2007 su cui raccogliemmo 400mila firme», spiega a Open Corrado Oddi del Forum italiano dei movimenti per l’acqua, rete che raggruppa varie associazioni e che era stata promotrice dei referendum del 2011. «Nella versione attualizzata dall’intergruppo parlamentare “Acqua Bene Comune”che ne aveva depositato il testo aggiornato alla Camera a marzo 2014», aggiunge sempre dal Forum Paolo Carsetti. Un testo che, allora, «venne però poi man mano modificato a tal punto che come Forum siamo stati costretti a disconoscerlo».

La proposta di legge Daga ora in discussione a Montecitorio, nella versione non emendata e nell’idea che ne hanno i 5 Stelle riprendendo le battaglie del Forum: «prevede il fatto che ci sia la pubblicizzazione del servizio idrico, cioè una gestione fatta attraverso aziende speciali, enti di diritto pubblico che superino l’attuale sistema di Spa miste e anche totalmente pubbliche», dice ancora Oddi. «Sarebbe l’applicazione del risultato referendario del 2011».

La pubblicizzazione «consente di togliere l’acqua dal mercato», dice l’esponente del Forum. Fa in modo che «non si facciano più profitti sull’acqua trattandola come “bene comune'”.In più prevede il fatto di intervenire per potenziare gli investimenti e garantire i 50 litri di acqua al giorno pro capite con un meccanismo caricato sulla fiscalità generale», spiega ancora Oddi.

Se dovesse essere approvata la proposta di legge«presentata con il titolo accattivante di Disposizioni in materia di gestione pubblica e partecipativa del ciclo integrale delle acque bloccherebbe il recupero di investimenti in corso nel settore idrico — decisivo per superare finalmente i pesanti ritardi ambientali che affliggono il nostro Paese — con il ritorno a un passato di gestioni frammentate e preda di interessi politici che con i cittadini non c’entrano nulla», scriveva il 16 febbraio scorso sul Corriere della Sera Claudio De Vincenti, professore di Economia Politica all’Universitàdi Roma La Sapienzae già ministro per la Coesione Territoriale e il Mezzogiorno del governo Gentiloni.

Per De Vincenti la proposta di legge grillina «èesattamente l’assetto istituzionale e gestionale del passato, quello che ha generato i gravi ritardi del nostro Paese in materia di tutela della risorsa — si pensi agli sprechi derivanti dalle perdite di rete — e di tutela dell’ambiente, che bloccherebbe inevitabilmente gli investimenti in corso, mentre le gestioni tramite enti burocratici riporterebbero in auge le inefficienze del passato, condannando il nostro Paese a un degrado del sistema idrico dalle conseguenze ambientali inaccettabili». La «decrescita infelice», per l’ex ministro.

Le critiche «hanno un elemento di pregiudizio nei confronti della gestione pubblica in generale», replica Carsetti dal Forum. «Noi parliamo di gestione pubblica partecipata, in cui investono sia gli enti locali oltre che i cittadini», aggiunge Corrado Oddi. Una gestione che possa rendere efficiente la «gestione pubblica perché controllata dai soggetti che fanno la cittadinanza».«Oggi c’è un attacco furibondo rispetto ai costi esagerati di questa pubblicizzazione basata su informazioni distorte», assicura Carsetti. «Pubblicizzazione significa mettere in campo risorse significative ma necessarie per fare questo passaggio e arrivare a più investimenti».

Il Forum, insomma, vede positivamente il riavvio di un iter che parte dalle basi per cui la rete ha sempre combattuto. «Poi abbiamo visto le reazioni della Lega», dice ancora Carsetti. Il Carroccio «ha presentato emendamenti che puntano allo stravolgimento della proposta Daga e che di fatto ripropongono le attuali forme di gestione, cioè società miste o a capitale pubblico ma che fanno profitto e affidamento tramite gara».Le posizioni «sono molto diversificate dentro l’attuale maggioranza del governo, dice Corrado Oddi. «Una discussione che non è diversa rispetto a quella sullaTav. Noi diamo un giudizio alla proposta di legge che per quanto ci riguarda deve passare così come è scritta: corrisponde all’esito referendario».

Un referendum «da cui sono passati otto anni e il cui esito era molto chiaro, sbarrava la strada alle privatizzazioni», dice Oddi. I governi che si sono succeduti dal 2011 «non hanno voluto prendere in considerazione quell’esito e hanno rilanciato la questione dalla parte delle grandi aziende multiutility che si occupano di servizio idrico, comeA2a, Iren, Herae Acea. Non si è voluto dare applicazione al referendum». E«non esiste una strumentazione normativa che possa far sì che i promotori del referendum possano far valere le proprie ragioni. Ecco perché ci affidiamo alla proposta di legge per una battaglia sociale politica continua», conclude Carsetti.

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