Di chi è l’acqua in Europa? La mappa di chi ha detto «no» ai privati
L’acqua pubblica sarà il nuovo fronte nello scontro all’interno dell’esecutivo tra Lega e Movimento 5 Stelle? Di certo il tema è messo nero su bianco nel contratto di Governo. E di certo un referendum, nel 2011, aveva visto vincere il sì per la pubblicizzazione del servizio. Il 12 e 13 giugno di quell’anno più di 26 milioni di italiani erano andati alle urne: i referendum abrogativi avevano raggiunto e superato il quorum, e il sì all’acqua pubblica era passato con oltre il 94% delle preferenze.
Ma come funziona all’estero? Per i fautori dell’acqua pubblica, la tendenza internazionale è proprio le ripubblicizzazione del servizio. Nel 2000 si contavano 2 casi di rimunicipalizzazione. Nel 2015. erano saliti a 235, per oltre 100 milioni di utenti coinvolti. A ricostruire il quadro, almeno fino al 2015, è il testo L’acqua pubblica è il futuro, a cura di Satoko Kishimoto, Emanuele Lobina e Olivier Petitjean.
Un gruppo formato da 120-150 religioni riunito il 9 giugno 2011 in piazza San Pietro per una preghiera in difesa dell’acqua pubblica a pochi giorni dal referendum. Ansa/Claudio Peri
Parigi
Il caso più noto è quello della città di Parigi. A partire dal 1 gennaio 2010 la capitale francese ha riacquistato il controllo del suo servizio idrico pubblico, fino a quel momento gestito dalle multinazionali Suez e Veolia. A guidare l’operazione, Anne Le Strat, vice sindaca parigina fino al 2014 e allora presidente del nuovo operatore pubblico Eau de Paris. Per lei la rimunicipalizzazione consentiva «soprattutto di costruire servizi idrici pubblici più democratici e più capaci di rispondere problemi sociali e ambientali». Eau de Paris ha rivendicato un risparmio di 35 milioni di euro l’anno e una riduzione dell’8 per cento della bolletta dell’acqua. «In Francia c’è un’altra cinquantina di municipalità coinvolte», spiega Paolo Carsetti del Forum italiano dei movimenti per l’acqua.
Tra loro, anche Grenoble: città che ha aperto la strada alla rimunicipalizzazione dell’acqua nei primi anni 2000. L’ultima grande città a rimunicipalizzare in Francia – scrive Olivier Petitjean dell’Observatoire des multinationales in Reclaiming Public Services, report del 2017 pubblicato dal Transnational Institute – è stata Montpellier, nel 2016. Caso «particolarmente significativo» perché in zona sono «presenti molti gruppi di ricerca di Veolia e Suez» ed è stata a lungo «una roccaforte del settore idrico privato». Il prezzo dell’acqua «è diminuito del 10%», dato che, secondo Petitjean, avrebbe potuto essere ancora più significativo «se non fosse stato per il difficile stato dell’infrastruttura idrica».
Anne Le Strat, vice sindaca di Parigi fino al 2014.
Berlino
L’altra capitale europea ad aver optato per l’acqua pubblica è stata Berlino. Qui la battaglia dura fin dal 2006, ma la svolta arriva nel 2013 quando la città e la società Veolia raggiungono l’accordo: l’amministrazione avrebbe riscattato la quota del 24,9% della propria azienda idrica, la Bwb, detenuta dalla multinazionale francese dal 1999, per un totale di oltre 650 milioni. Due anni prima, oltre 600mila berlinesi avevano dato un segnale nelle urne con un referendum consultivo in cui aveva vinto l’ipotesi della rimunicipalizzazione del servizio.
La gestione dell’acqua in Germania è di competenza dei singoli Laender, non dello Stato federale, ma il dibattito su privatizzazione e dintorni è avvenuto a livello nazionale. A Rostock, dal 2018, l’acqua è tornata pubblica. Tale è anche a Lipsia, dopo un tentativo di privatizzazione terminato nel 2008, quando con un referendum si è deciso di tornare alla gestione comunale.
Da L’acqua pubblica è il futuro, a cura di Satoko Kishimoto, Emanuele Lobina e Olivier Petitjean
Amburgo
Ad Amburgo la gestione è pubblica e affidata alla Hamburg Wasser, la più antica società di fornitura idrica di tutta la Germania che gestisce il servizio anche per molti altri comuni. Nel board della società ci sono manager che vengono da Veolia, società leader nella gestione privata dell’acqua. Le città di Bochum e Dortmund hanno una società – la Gelsenwasser – di cui detengono il 92,1 per cento delle quote: il resto è privato.
È del marzo 2018 l’ultima puntata del contenzioso tra la Gelsenwasser e la città di Selm, che voleva riprendersi a gestione dell’acqua. Il tribunale, dopo aver dato ragione alla città, ha visto ribaltare la sentenza dall’Alta Corte di Düsseldorf: si sono accordati per una nuova gara d’appalto. La città di Selm aveva stretto un accordo per gestire l’acqua con un’altra società, la Remondis, una delle più grandi società private di gestione dell’acqua, in cui aveva lavorato in passato il sindaco Mario Löhr.
Budapest
In Ungheria – si legge in questo report – sono state invertite la maggior parte delle privatizzazioni degli anni ’90 nella fornitura di acqua e servizi igienico-sanitari, anche per la spinta sempre più nazionalista data da Viktor Orbán. Le singole città prima – per esempio Pecs, Borsoviz, Budapest – e il governo poi hanno avviato processi di riacquisto delle società precedentemente privatizzate o delle loro azioni. Il governo Orbán spiega questo approccio con la necessità di evitare l’abuso posizione di mercato applicando prezzi eccessivi da parte di imprese straniere.
Il primo ministro ungherese Victor Orban. EPA/Aris Oikonomou / POOL
Barcellona
Anche in Catalogna si parla di acqua pubblica: l’anno scorso i municipi catalani di Barcellona, Badalona, Cardanyola de Vallés, El Prat de Llobregat, Sabadell, Santa Coloma de Gramenet y Terrassa hanno dato vita all’Associazione Catalana dei Comuni e degli enti per la Gestione Pubblica dell’acqua (AMAP). Anche in altre città spagnole il privato si è ritirato oppure è scaduto il contratto e si è optato per la rimunicipalizzazione.
Il resto del mondo
Non solo Europa, comunque. Anche negli Stati Uniti (nel paese simbolo del capitalismo, dove le città conservano loro autonomia), negli anni, si è passati dalla gestione privata a quella pubblica del servizio idrico: è successo a Houston e Atlanta, per esempio. Per il Sud America, in Argentina c’è Buenos Aires e provincia ma anche città come Santa Fè e Mendoza. Non mancano un paio di municipalità in Bolivia, e per la Colombia c’è Buenos Aires, sia per il servizio idrico che per la depurazione. In Africa ci sono le esperienze di parecchie città in vari stati: in Uganda Kempala, per esempio, Johannesburg in Sud Africa, Dar es Salaam in Tanzania.