In Evidenza Benjamin NetanyahuDonald TrumpGoverno Meloni
POLITICAM5SRevenge porn

Il Movimento 5 Stelle porta in Parlamento una legge contro il revenge porn

24 Febbraio 2019 - 13:53 Giada Ferraglioni
La proposta è stata depositata in Senato dalla senatrice 5 stelle Elvira Lucia Evangelista. Il testo ha molti punti in comune con l'iniziativa promossa da Insieme in Rete, Bossy e Sentinelli di Milano

La senatrice 5 stelle Elvira Lucia Evangelista ha depositato in Senato una proposta di legge contro il revenge porn, la condivisione non consensuale di materiale intimo (foto o video). Il testo riprende la bozza presentata da tre realtà – l'associazioneInsieme in Rete,la rivista Bossye Sentinelli di Milano, che negli ultimi mesi si sono impegnate per colmare questo vuoto legislativo, presentandouna petizioneintitolata#intimitàviolata.

La proposta di legge si può trovare ora sulla piattaforma Rousseau,dopo esser stata sottoscritta da diversideputati 5 Stelle e depositata a Palazzo Madama.La primaad aver sostenuto l'iniziativa era stata Laura Boldrini,che a dicembre aveva annunciato l'apertura di un tavolo bipartisanproprio a partire dalla proposta di Insieme in Rete.

https://www.youtube.com/watch?v=SiXVvY0wvAc

Silvia Semenzin, una portavoce dell'associazione, aveva spiegato a Open che intervenire contro questo tipo di abusi è fondamentale:«Com'è possibile – si era chiesta – che in Italia non esista una legge che identifichi come reato comportamenti come questi?».

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10217949729676159&set=a.1590762610279&type=3&theater

La proposta 5 stelle prevedeuna pena da 1 a 12 anni e una multa da 927 a 80.000 euro. Il Movimento ricorda che «la finalità (della legge, ndr) è quella di educare a un uso consapevole di Internet e dei social network», come aveva ricordato anche Insieme in Rete in tempirecenti: «La legge è necessaria per reprimere il reato quando avviene, ma per prevenirlo serve educazione civica e di genere».

La proposta del Governo mira a colpire non solo chi pubblica immagini o video privati, ma anche chi li diffonde («per molti è paragonabile a una vera e propria violenza sessuale») e prevede delle aggravanti «in ragione del rapporto esistente tra autore e vittima».

Articoli di POLITICA più letti