La Lega vuole fermare Huawei? Un nuovo capitolo per la guerra fredda della tecnologia
Prima le dichiarazioni dell’intelligence americana, poi l’arresto di un dirigente di spicco dell’azienda, ora le pressioni sugli alleati internazionali. La guerra fredda della tecnologia non coinvolge solo Usa e Cina, ma si sta aprendo anche all’Europa. La mattina del 22 febbraio il deputato Massimiliano Capitaino, eletto tra le liste della Lega, ha presentato un’interrogazione parlamentare rivolta a Luigi Di Maio, in qualità di ministro dello Sviluppo Economico.
Capitanio, originario della Brianza, è membro della Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni. I dubbi che solleva nel testo dell’interrogazione riguardano Huawei e il suo ruolo in alcune partite strategiche che coinvolgono la rete Wi Fi e il 5G. Nel testo infatti si legge: «Huawei si era precedentemente aggiudicato l’appalto come fornitore dei sistemi di controllo della rete in fibra ottica di Open Fiber sulle 10 principali città italiane». E ancora: «Nei progetti sperimentali sul 5G, Huawei risulta essere capofila per la copertura del lotto Bari-Matera e partner di Vodafone nel lotto di Milano».
Uno dei passaggi più discussi di questa interrogazione è quello sulla richiesta di usare il golden power. In questo caso il riferimento è a Infratel, società pubblica italiana che lavora nel settore delle telecomunicazioni. È proprio Infratel che, secondo il testo dell’interrogazione, «ha assegnato a Huawei l’intera fornitura tecnologica del Progetto WiFi Italia.it».
L’interrogazione sul ruolo di Huawei
Capitaino, perché avete deciso di presentare questa interrogazione?
«Per far vedere che anche in sede parlamentare la Lega è interessata al tema della sicurezza nel comparto delle comunicazioni. Non c’è volontà di isolazionismo, ma vogliamo sollecitare il governo a una seria presa di coscienza sul tema della sicurezza e delle decisioni che riguardano la protezione dei dati».
Quali preoccupazioni avete sulla sicurezza delle strutture di Huawei?
«Noi non sospettiamo della compagnia, noi prendiamo atto che è in corso una sensibilità maggiore da parte di tutto il mondo. E un’attenzione sulla sicurezza dei dati che attraversa gli Stati Uniti e arriva fino in Nuova Zelanda, tocca l’India e i Paesi dell’Europa dell’est».
Come mai presentate adesso l’interrogazione e non quando sono state fatte le gare?
«Sappiamo che il nostro governo si sta già muovendo su questo tema. Con la nostra interrogazione vogliamo andare ancora più nei dettagli. Huawei è solo uno dei tanti partner che si possono scegliere per l’avventura del 5G».
Le pressioni degli Stati Uniti hanno influenzato la vostra decisione?
«Io credo che l’Italia abbia tutto l’interesse di mantenere rapporti di assoluta collaborazione con gli Stati Uniti, ma in questo caso, nella protezione dei dati, dobbiamo guardare in casa nostra. Non vogliamo bloccare nulla, ma lo sviluppo della tecnologia e delle infrastrutture 5G devono andare di pari passo con la sicurezza informatica».