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«Contro l’uberizzazione dell’economia»: a Madrid i tassisti si scoprono di sinistra

26 Febbraio 2019 - 22:40 Redazione
A inizio febbraio i tassisti della capitale spagnola hanno scelto la via dello sciopero, paralizzando la città per poco più di due settimane. Adesso invece hanno deciso di protestare con il voto, appoggiando il movimento di sinistra Podemos alle prossime elezioni 

I tassisti di Madrid hanno scoperto di essere di sinistra. Dopo aver messo fine a uno sciopero che è durato poco più di due settimane, ma che andava avanti da tempo in altre parti del Paese (come in Catalogna), i tassisti hanno scelto un'altra strada per chiedere alla regione di Madrid di proteggerli dalla competizione di Uber. Invece di scioperare o bloccare le vie del centro, si sono dati alla propaganda, tappezzando l'esterno delle loro macchine di manifesti contro i partiti di destra e centro-destra. All'interno invece solo messaggi a favore di Podemos, il partito di sinistra radicale fondato nel 2014 dal professore Paolo Iglesias.

I tassisti adesso puntano alle elezioni nazionali che si terranno nel Paese ad aprile, indette dal Presidente del Governo di Pedro Sánchez dopo la bocciatura del bilancio il 13 febbraio. Il loro nemico non è il partito socialista di Sánchez, ma il rivale di centrodestra, il Partito popolare (PP): in particolare, il Presidente della regione madrilena, Ángel Garrido, che si è mostrato inflessibile durante gli scioperi, a differenza di quanto accaduto in Catalogna, dove i tassisti sono riusciti ad ottenere delle concessioni, come l'obbligo da parte degli utenti di Uber e Cabify di prenotare le loro chiamate con almeno 15 minuti di anticipo.

Concessioni che hanno fatto scappare entrambe le compagnie da Barcellona, portando al licenziamento di circa 3 mila dipendenti. Per vincere a Madrid, i tassisti si sono affidati al partito di sinistra radicale Podemos, accogliendo in pieno le sue critiche al capitalismo e alla deregolamentazione dell'economia a favore delle grandi compagnie straniere (come Uber) che, dal loro punto di vista, sfruttano gli autisti trattandoli non da dipendenti, ma semplicemente da drivers. Uno scontro non soltanto tra idee politiche diverse, ma anche tra economie diverse, che ha dato vita a questa alleanza, basata più sull'opportunismo che sugli ideali.

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