Carnevale: il bambino con il pigiama a righe non può essere una goliardata
Da ieri, primo marzo 2019, mi arrivano diverse richieste di verifica in merito alla foto di un piccolo e innocente bambino vestito come il protagonista del film «The Boy in the Striped Pyjamas» («Il bambino con il pigiama a righe») di Mark Herman. La vicenda era stata pubblicata da diverse testate, ma per qualcuno è sembrata troppo assurda per essere veritiera o, semplicemente, sperava in una bufala di cattivo gusto.
La storia è vera. Il 24 febbraio 2019 i genitori avevano pubblicato via Facebook le foto del figlio in chiaro con quella del protagonista del film, Shmuel, mostrandosi orgogliosi dell’opera appena compiuta.
La madre, di fronte alle critiche del pubblico social, ha spiegato che si trattava di «un vestito di carnevale» e che lo avevano scelto per la somiglianza tanto da farci la «caricatura». Ecco il testo completo del post Facebook:
Ma e k soffr a gend ma over fann… Qui nessuno ha voluto offendere o mancare di rispetto…e solo un vestito di carnevale,visto che ce la somiglianza abbiamo fatto la caricatura….! Cmq ogni tand va putit fa na risat non si paga nnt e fa bene al cuore invece di puntualizzare sempre, e sempre male dal tronde…!HAI VINTO TU AMORE A MAMMA
Di fronte alle contestazioni, i genitori hanno pubblicato alcuni post Facebook dove invitavano i critici a pensare ad altri problemi ritenuti «più importanti», come quello dei bambini maltrattati negli asili o le donne vittime di violenza:
Ma perché non pensate hai bambini maltrattati negli asili?perchè non pensate alle donne vittime di violenza? Anziché a un vestito di carnevale che è stato fatto solo per ironia e perché c’era una nota somiglianza senza scopo di offendere nessuno!ma perché non pensate alla festa della donna dove sono morte migliaia di donne e voi andate a festeggiare???questa è un offesa!!
Non vi è alcun dubbio che la famiglia ami suo figlio e che siano spinti verso altri nobili propositi, ma dobbiamo tutti ricordare che la Shoah non è una carnevalata. Non c’è niente di goliardico in una delle pagine più oscure della storia dell’umanità, un «costume» indegno che oggi questo bambino non è in grado di comprendere e che comprenderà quando sarà più grande. Oltre ai fatti storici che hanno distrutto intere famiglie che tutt’oggi soffrono la perdita dei loro cari, chi ha visto il film dovrebbe ricordare – mi dispiace per lo «spoiler» – il finale: il bambino ebreo era morto, ucciso dai nazisti in una camera a gas insieme al suo amico.