«Hey Lou, take a walk on the wild side». Buon compleanno, Lou Reed! Ci manchi
Chi, almeno una volta nella vita, anche solo di sfuggita alla radio o a una festa o perché il papà ha tirato fuori la vecchia collezione di vinili, non ha sentito risuonare questi versi:
Candy came from out on the island,
In the backroom she was everybody's darling,
But she never lost her head
Even when she was giving head
She sayes, hey baby, take a walk on the wild side
Said, hey babe, take a walk on the wild side
And the colored girls go,
Doo doo doo doo doo doo doo doo doo
Il brano da cui sono tratti i versi è «Walk on the Wild Side». A cantarlo era l'indiscusso padrino del punk Lewis Allan Reed, per gli amici Lou Reed, e che oggi – 2 marzo – avrebbe compiuto 77 anni.
Iconico, irripetibile. Una carriera così lunga e varia che nemmeno riesci a ricordarla per intero; un personaggio che è stato in grado di dare appeal alla dipendenza da eroina, all'omosessualità, al sadomasochismo e anche alla misoginia. Partito dai bassifondi e dai vicoli di New York – il che potrebbe quasi suonare come un cliché – fino ad ammaliare persino un artista come Andy Warhol. Lou Reed ha raccontato come nessun altro il lato oscuro della società in cui viveva, tra crisi esistenziali e l’avanguardia stilistica e musicale poi divenuta spartiacque di tutto ciò che venne dopo di lui. Ha sperimentato i generi più vari: l'R&B, il rock'n'roll, fino all'hard rock e all'heavy metal; era come se per lui non ci fossero barriere, limiti alla creatività. Inarrestabile era il suo bisogno di spingersi sempre un po' oltre, musicalmente parlando. E non solo.
Dopo aver lasciato i Velvet Underground nel 1970, Lou Reed aveva ripiegato sulla carriera di contabile, andando a lavorare dal padre. Va detto che anche se avesse appeso la chitarra al chiodo, negli anni successivi, i quattro album che aveva realizzato con i Velvet sarebbero comunque stati sufficienti a inserirlo d'ufficio tra gli autori più importanti della storia del rock. Per sua fortuna, ma anche per la nostra, ha proseguito con la musica, per decenni, senza compromessi, o quasi.
Dopo aver ripreso a suonare in grande stile, e continuando a comporre opere leggendarie, come l’album cult del 1983 Transformer, prodotto dall’amico e fan David Bowie, Lou ha consegnato alla storia canzoni come «Walk on the Wild Side», «Satellite of Love», «Perfect Day» e «Vicious». Imitato da molti – uno degli ultimi esempi è Carla Bruni che ha inciso una cover di Perfect Day, lo scorso anno -, il suo marchio di fabbrica - quel calore quasi rassicurante della sua voce - non ha imitazione che regga.