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La polizia ha assaltato un pullman di tifosi dell’Atalanta?

La  vicenda al momento è ancora oscura, le versioni delle parti in causa sono decisamente contrastanti e gli unici dati certi sono due: il bilancio degli scontri ha causato decine di feriti, 30 tra i tifosi atalantini e sei tre i poliziotti, e 130 tifosi sarebbero stati identificati e fotografati

Nella notte tra i 27 e il 28 febbraio, a circa due ore dalla fine della partita di Coppa Italia giocata allo stadio Franchi di Firenze tra Fiorentina e Atalanta, un gruppo di tifosi della squadra bergamasca ha denunciato pubblicamente di essere stato assalito dalla Polizia. Gli agenti della Questura di Firenze, però, hanno smentito le ricostruzioni diffuse dagli ultras e le versioni che circolano sono totalmente divergenti. La  vicenda al momento è ancora oscura e gli unici dati certi sono due: il bilancio degli scontri ha causato decine di feriti, 30 tra i tifosi atalantini e sei tre i poliziotti. Prima che il pullman ripartisse alla volta di Bergamo, circa 130 ultrà sono stati identificati e fotografati e al momento ci sarebbero delle indagini in corso.

I tifosi atalantini raccontano di una vera e propria aggressione scatenata dagli agenti a pochi metri dal casello autostradale Firenze Sud, mentre gli ultrà bergamaschi stavano facendo ritorno a casa. Stando alla versione dei tifosi della Dea e degli autisti dei pullman noleggiati per la trasferta alla volta del Franchi, la polizia avrebbe deliberatamente fermato uno delle decine di pullman senza alcun motivo e avrebbe picchiato gli occupanti con i manganelli. Un tifoso atalantino ha raccontato all’Eco di Bergamo

La pattuglia della polizia davanti al nostro bus, che era il primo della fila, rallenta bruscamente costringendoci ad accostare.  Immediatamente arrivano 4-5 cellulari, 2-3 della polizia e due dei carabinieri, più altre pattuglie. Agenti e militari si infilano i caschi, impugnano manganelli e ci insultano dai finestrini. Poi scendono e accerchiano il nostro bus. Urlano “Vi uccidiamo”, “Siete morti”, “Adesso ci divertiamo, ne mandiamo un po’ in galera e un po’ all’ospedale”, “comunisti di m…”, “spacchiamo un po’ di teste”.  Cerchiamo di chiedere aiuto ai tifosi degli altri pullman che vengono fatti defluire e ci passano accanto. Io impugno il telefono e chiamo l’avvocato Federico Riva che era su un altro pullman: “Vieni, presto, qui ci ammazzano”. Dieci minuti più tardi altri 4/5 agenti risalgono sul bus per quella che il trentenne definisce la seconda razione di “botte gratuite”.

«Sulla strada del ritorno la carovana dei quasi 20 bus viene separata e divisa dalle forze dell’ordine per, così dicono, “controllare un pullman che si stava staccando”. Il reparto celere fa accostare il primo bus, facendo aprire le porte e salendo già in assetto antisommossa, colpendo e ferendo indistintamente tutti gli occupanti e rompendo i finestrini dopo aver divelto la porta anteriore», si legge nel comunicato diffuso dalla Curva Nord dell’Atalanta. 

Anche la versione del titolare dell’agenzia Travel World di Pioltello, Massimiliano Dieni, che ha messo a disposizione quattro dei venti pullman, collima con quella dei tifosi: «Non sono stati i tifosi a far fermare il bus. È stata la polizia. Da quell’autobus non è sceso alcun tifoso dell’Atalanta: al contrario, il mezzo è stato fermato dalle forze dell’ordine che sono poi salite. Cosa sia successo sul pullman, dopo, me l’ha raccontato il collega che era alla guida: gli agenti hanno usato il manganello per picchiare quelli che gli capitavano a tiro». 

Per la Questura di Firenze, invece, i fatti descritti dagli ultras atalantini non sarebbero veritieri. Secondo una ricostruzione diffusa alle agenzie stampa nella mattinata di giovedì 28 febbraio, tutto si sarebbe scatenato a causa di un attacco da parte degli ultrà atalantini coperti da passamontagna e armati di mazze e bastoni. Per la polizia, sarebbero stati i tifosi a fermare il pullman e, poi, a scendere dando vita agli scontri. Come riporta il Corriere di Bergamo

Mancava mezzo chilometro. Il pullman di testa, ha reso noto giovedì la questura di Firenze, ha tentato improvvisamente di prendere le distanze, accelerando. E una pattuglia avrebbe notato persone a bordo che si calavano il passamontagna sul viso. Ma il bus è stato fermato e a quel punto gli ultrà nerazzurri sono scesi, armati di mazze e bastoni, a volto coperto. Nel tentativo di respingere l’attacco tre poliziotti sarebbero stati trascinati sul pullman e picchiati. Altri ultrà, dopo aver fatto fermare i bus più arretrati, avrebbero poi tentato di intervenire per dare man forte, respinti però dalla polizia. Cinque i poliziotti feriti, il più grave con quattro punti per un calcio al labbro. Centotrenta i supporter nerazzurri identificati: viaggiavano su due pullman, uno da 50, il primo, e un altro da 80 posti. Nessun arrestato, nessun denunciato.

Da giorni i tifosi atalantini chiedono alle istituzioni di fare chiarezza sulla vicenda e l’appello degli ultrà è stato raccolto da moltissimi politici sia locali che nazionali di ogni schieramento. Il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, ha diffuso un post du Facebook chiedendo direttamente al ministro dell’Interno Matteo Salvini di adoperarsi perché la verità venga appurata. Esattamente come il dem Gori, anche il deputato leghista Daniele Belotti chiede che si faccia chiarezza: «Per quale motivo sarebbero stati fermati due bus a 500 metri dal casello autostradale dopo che era filato tutto liscio? Perché degli agenti sarebbero saliti sui mezzi prendendo a manganellate gli occupanti? Corrisponde al vero che perfino l’autista sia stato malmenato?». 

Sostegno alla richiesta di verità è arrivata anche dal consigliere M5S della Regione Lombardia Dario Violi, che su Facebook ha inoltre postato un video integrale, della durata di sei minuti, che riprende i concitati momenti in cui i tifosi atalantini sostengono sia accaduto tutto: «Mi stanno arrivando decine di testimonianze video di quello che è successo ai tifosi atalantini mercoledì sera dopo la partita di Firenze. Da rappresentante delle istituzioni e da tifoso spero vivamente che emerga la verità su quello che è successo, in caso contrario sarebbero dei fatti gravissimi che minano la credibilità delle nostre istituzioni e di chi deve tutelare la pubblica sicurezza». Al momento le indagini sono in corso. Il ministro Salvini, interpellato sulla vicenda, ha dichiarato solamente: «Sono in corso verifiche».

 

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