Le carte del caso Sarti: «I soldi servivano anche per la campagna elettorale di Di Maio»
Tante spese, ma anche tanta voglia di partecipare alla “gara” interna al Movimento cinque stelle per chi “rendicontava” e dunque restituiva di più al Mef. È così che Giulia Sarti – che ora potrebbe essere espulsa dal Movimento cinque stelle – si è cacciata nei guai, finendo per denunciare l’assistente e amico Andrea Tibusche Bogdan, accusandolo di appropriazione indebita per prelievi che, dice il giudice che oggi ha archiviato tutto, lei stessa l’aveva autorizzato a fare.
Nell’elenco dei soldi messi da parte, spuntano ora anche versamenti per la campagna elettorale del 2018 (anche se non viene detto se e quando siano stati effettivamente usati per questo scopo). «Sarti doveva affrontare ingenti spese per la campagna elettorale, tra cui quella per la futura Presidenza del candidato premier Luigi Di Maio che avrebbe comportato spese da sostenere a suo carico per circa €4200», scrive il gip di Rimini Benedetta Vitolo, citando il verbale di Bogdan.
Il provvedimento
Le nove pagine di provvedimento ricostruiscono i passaggi della vicenda, usando le chat di Telegram, ma pure il verbale dello stesso Bogdan. L’uomo, stretto confidente della Sarti e suo assistente personale, accusato di aver annullato i versamenti diretti al Mef e al Movimento cinque stelle, ha ricostruito le tante spese che aveva la parlamentare. Spiegando alla procura come, per far fronte a tutto e dimostrare allo stesso tempo che le “restituzioni” continuavano, si sarebbero accordati per cancellare alcuni bonifici dopo aver stampato la ricevuta del versamento. Altri sarebbero stati annullati dalla banca perché il conto era vuoto.
Andrea Bogdan
Tra le voci in uscita che i due non riuscivano a far quadrare, c’erano anche quelle per la campagna elettorale 2018.
Relativamente alle spese alle somme non versate nell'anno 2017 precisa che il motivo è da individuarsi nel fatto che l'onorevole Sarti doveva affrontare ingenti spese per la campagna elettorale tutt'ora in corso tra cui la futura Presidenza del candidato premier Luigi Di Maio che avrebbe comportato spese da sostenere a suo carico per circa €4.200.
Le uscite per la campagna elettorale non potevano essere riportate tra le uscite regolari, dice Bogdan: «Un paio di giorni prima della denuncia mi chiese di fare un bonifico a suo padre di €2000 perché quei soldi servivano per la campagna elettorale di Marco Croati, Giulia non poteva dare direttamente i soldi al candidato senatore. Non so perché mi era stato detto di fare così».
Le altre uscite
Ma le spese erano anche altre: due collaboratori, ai quali per un certo periodo non sono stati pagati i contributi, spese telefoniche, alloggio e un aiuto al padre per l’acquisto di una macchina: «Ricordo – è ancora Bogdan a parlare – che mi chiese i soldi per aiutare suo padre a comprare l'autovettura e mi disse “con quale faccia non aiuto mio padre a comprare la macchina nuova che sono da cinque anni in Parlamento? Non gli posso dare €7000? Dobbiamo trovarli”, la macchina costava 15 mila, mi ha chiesto anche due bonifici per la ristrutturazione della casa».
Nel complesso, tra la ricostruzione dei fatti, le chat e le mail depositate, Bogdan – dice il giudice – ha fornito un quadro credibile per dimostrare che «era stato autorizzato a operare sul conto corrente dell’onorevole Sarti» e la parlamentare del resto «ha sempre potuto operare sul proprio conto»e verificare ogni cosa.
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Si va verso l'espulsione?
Ora il Movimento si dice determinato ad espellerla, anche se lei ha presentato una memoria scritta per difendersi e ha commentato su Facebook: «Rispetterò ogni decisione presa dal movimento». Anche Bogdan vuole andare avanti. Il suo avvocato, Mario Scarpa, commenta: «Stiamo valutando le prossime mosse, l’importante è che il gip abbia posto la parola fine su questa indagine, dando atto della totale estraneità del mio assistito».