Lo scenario “tutto in una notte”: si studia il possibile voto congiunto europee-politiche anticipate
Ieri vi abbiamo anticipato l’improvviso, imminente rischio di crisi. Lega e M5s hanno rotto, irreparabilmente, sulla Tav. Ma la rottura principale, di cui nessuno parla, è quella del rapporto fiduciario tra Salvini e il premier Conte, fin qui considerato come l’elemento equilibratore tra gli interessi dei due capi politici, e il garante del famoso contratto.
Ieri Conte ha spostato tutto il suo peso da una parte, quella No Tav, e simbolicamente ha spezzato la sua immagine super partes. Il rischio di crisi è quindi due volte reale: per la questione Tav, e per gli equilibri infranti. Salvini entrò nell’alleanza di governo come “junior partner”, ma il suo peso è cresciuto con i numeri dei sondaggi.
Oggi non ha più la stessa convenienza a stare in un governo in cui la parola finale spetta all’altra forza, con Conte schierato. Per questo dalle 18 di ieri 7 marzo, quando il premier ha concluso la sua irrituale conferenza stampa, gli esperti hanno cominciato a esaminare lo scenario “crisi di governo”.
L’unico fatto certo è che in questo Parlamento non esiste una maggioranza di ricambio: Salvini non vuole tornare in braccio a Berlusconi, e Di Maio non ha nessun interesse a riaprire il “secondo forno” col Pd, soprattutto ora che i sondaggi vedono le due forze più vicine nei consensi.
E allora, anche al Quirinale, si sta studiando l’ipotesi estrema: scioglimento delle Camere da parte di Mattarella e fissazione delle elezioni nella stessa data delle europee, il 26 maggio. Fantascienza? No, è certo che la possibilità è già oggetto di studio, come eventualità da non scartare. Sarebbe tecnicamente possibile?
Sì lo prevede espressamente l’articolo 7 del decreto legge n. 98 del 2011, quello sull’election day. Già quella del 26 maggio veniva considerata la madre di tutte le battaglie elettorali: se poi al voto per l’Europarlamento (e per la Regione Piemonte) si abbinassero le politiche sarebbe davvero, per molti, la sfida decisiva