Masturbazione, liberazione e dildo in legno di noce. Sono finiti i tabù sulla sessualità femminile? Video
«Le donne parlano di più di autoerotismo, è l’inizio di un cambiamento reale» afferma Silvia Picari, un architetto di trentatré anni che produce sextoy di design in legno. Il 28% delle donne italiane dichiara di possedere e utilizzare abitualmente giocattoli sessuali, ormai commercializzati anche dalle marche di preservativi. Dildo e lubrificanti non sono più appannaggio di oscuri sex-shop nascosti da tende pesanti, ma sono venduti su internet, o in “concept store” che somigliano a gioiellerie.
Il porno femminista si sta ritagliando la sua nicchia ed esiste anche un’app che illustra come masturbarsi meglio. Non ci sono dati statistici su quante donne italiane si masturbino regolarmente ma il secondo il Journal of Sex Research, circa l’85% delle donne americane ha affermato di aver praticato almeno una volta l’autoerotismo.
Ma la masturbazione femminile non è ancora completamente sdoganata. Il laboratorio di Silvia Picari è a Torino, in uno spazio di coworking condiviso con altre startup che lavorano il legno. Nel laboratorio Silvia scolpisce dildo, plug e altre statuette, poi li vernicia a mano. Ma quando ha chiesto all’Università di Torino di essere iscritta nell’elenco delle aziende dove gli studenti possono effettuare tirocini, il responsabile ha rifiutato, affermando che «non possiamo creare uno scandalo in Università».
Henry Albert | Silvia nel suo laboratorio
Lo stigma dell’autoerotismo femminile è il retaggio di una visione arcaica della sessualità della donna, compresa solo nell’orbita del piacere dell’uomo. Che cosa può minacciare l’ego maschile più di una donna in grado di darsi piacere da sola?
Stella è una psicologa che studia sessuologia e disforia di genere. Da quattro anni lavora part-time da Lovever, dove vende lingerie e giocattoli sessuali. Nell’ambiente accogliente, tra pizzi e vibratori hi-tech, Stella spiega che le clienti devono accettare di non conoscersi e avere voglia di scoprirsi.
«Ma esistono ancora dei tabù, psicologi considerati come illuminati sostengono che la sessualità di uomo e donna differiscono perché la donna ha bisogno di un uomo forte, in grado di essere padre dei suoi figli, mentre la donna ha una sessualità delicata, che dev’essere protetta».
Questo sbilanciamento si riflette anche nella ricerca del piacere. L’orgasm gap, l’assimmetria nella frequenza con cui le donne e gli uomini raggiungono l’orgasmo, è spesso paragonato al gender pay gap, la disuguaglianza salariale tra uomini e donne. Il 73% delle donne afferma di non raggiungere l’orgasmo regolarmente, secondo uno studio pubblicato dall’Osservatorio di Tradapharma in collaborazione con Doxa Duepuntozero.
Henry Albert |Stella e Elisa da Lovever
Secondo Irene Mazzon, psicologa e sessuologa, le donne raggiungono l’orgasmo più raramente perché le pressioni sociali le spingono a concentrarsi più sulla performance che sul proprio piacere. «Anche se la sessualità è molto più disinibita oggi, è ancora molto presente nelle donne un controllo e un’insicurezza rispetto al proprio aspetto fisico. Soprattutto nelle relazioni occasionali le donne si concentrano sull’essere performanti piuttosto che sull’ascoltare le proprie sensazioni», spiega Mazzon.
L’autoerotismo può giocare un ruolo in questo senso. Da un lato perché consente alle donne di raggiungere l’orgasmo autonomamente, con vari benefici psicofisici: raggiungere orgasmi con maggiore frequenza aumenta la resistenza alle disfunzioni alle coronarie e al diabete di tipo 2. Dall’altro perché appropriarsi del proprio piacere può aiutare a sfatare i vari costrutti sociali che tengono in ostaggio la sessualità femminile, individualmente ma anche nei rapporti di coppia.
Henry Albert |Silvia nel suo laboratorio
Per Twanna A. Hines, autrice femminista americana, «L’autoerotismo è una questione politica perché prendere il controllo del proprio piacere è liberatorio. Troppo spesso, quando si parla di repressione del piacere femminile, ci si riferisce alla mutilazione genitale femminile. Spesso però dimentichiamo che la nostra educazione alla non masturbazione e all’astinenza può essere ugualmente repressiva. Vorrei che noi, donne e uomini, potessimo intraprendere un dialogo sull’accesso all’informazione sana su tutte le forme di sesso».
Foto copertina: Silvia Picari