Usa, la nazionale di calcio femminile fa causa alla Federazione: «Siamo pagate meno degli uomini»
La nazionale femminile dicalcio statunitense detiene il titolo mondiale e tra pochi mesi volerà in Francia per difendere il trofeo conquistato quattro anni fa. Un momento d’oro per il calcio femminile a stelle e strisce? Forse. Le giocatrici hanno deciso di fare causa per discriminazione di genere alla U.S. Soccer, la federazione di calcio americana. La loro accusa è quella di avere condizioni di lavoro peggiori rispetto a quelle dei colleghi uomini. Le 28 atlete che hanno fatto causa hanno parlato di una «discriminazione di genere istituzionalizzata». La questione, hanno detto le giocatrici, riguarda non solo i loro stipendi ma la condizione delle strutture dove si allenano, i trattamenti medici e sanitari, e persino le condizioni di viaggio per le trasferte. Una discriminazione che non è giustificabile neanche dal punto di vista mediatico, vista la popolarità della nazionale, la più vincente a livello internazionale.
La class action
Già nel 2016, cinque atlete americane avevano presentato una denuncia alla Commissione per le pari opportunità sul lavoro, ottenendo di recente un nuovo contratto collettivo con cifre leggermente superiori alle precedenti ma comunque del 40% inferiori rispetto a quelle degli uomini. Ora le giocatrici hanno puntato su una class action per rappresentare tutte le atlete che hanno fatto parte della nazionale dal 4 febbraio 2015. Tuttavia, la questione dei salari non è così lineare. Ogni squadra ha un contratto collettivo diverso con la Federazione. Una delle maggiori differenze in termini di compensi sono i bonus che le squadre ricevono per partecipare ai Mondiali, ma quei bonus – 400 milioni dollari per i 32 atleti della squadra maschile contro i 30 milioni per le 24 atlete della nazionale femminile – sono determinati dalla FIFA.