Acrobazia linguistica sui bandi Tav. E Conte diventa «l’uomo che sussurrava ai cavilli»
Nel suo discorso di presentazione del 23 maggio scorso, il premier Giuseppe Conte si era autodefinito «avvocato del popolo». E sui sofismi, tipici della sua professione, il premier ha fatto leva per scongiurare il rischio di una crisi di Governo e rinviare di sei mesi il futuro della Tav: domani 11 marzo non partiranno i bandi, bensì gli “avise de marché publique” , gli avvisi di gara, come vengono definiti dal diritto francese. La sostanza non cambia, ma la forma (linguistica) sì e tanto è bastato a salvare la faccia e la maggioranza. Su Twitter, ovviamente, la peripezia linguistica non è sfuggita. Il commento più fulminante è del direttore de Il Foglio, Claudio Cerasa, che citando un tweet di Stefano Lo Russo, capogruppo pd a Torino, definisce la strategia del premier citando il titolo di un film: «Conte, l’uomo che sussurrava ai cavilli».
«Nel diritto francese, che disciplinerà le gare – scrive Cerasa – si chiamano Avis de marché public, in italiano “Bandi”. Se lunedì partiranno gli avvisi, partiranno i bandi». Anche Lo Russo non ci era andato leggero, ipotizzando che gli esponenti di Palazzo Chigi avvessero «trovato un dizionario Italiano-francese mentre Di Maio era in bagno a discuterne con Toninelli». Anche il quotidiano il Manifesto ha dedicato l’apertura a un gioco di parole sulla questione. «SlitTav». «Basta non chiamarli “bandi”» scrivono. Non si fa scappare l’occasione nemmeno Jacopo Iacoboni, giornalista de La Stampa, che sul suo profilo Twitter commenta: «La crisi come immaginavo si muta in farsa». «In 30 anni che seguo la politica – continua – di cui 20 ormai per lavoro, non ho mai visto uno spettacolo così sbrindellato». Addetti ai lavori e non, le note a margine della dichiarazione di Conte arrivano da ogni parte del web e dei social, dove gli utenti si sbizzarriscono sul caso del giorno.