Brexit, bocciato l’accordo di Theresa May
Westminster ha votato: con 391 deputati contrari e 242 favorevoli, laCamera dei Comuni britannica ha bocciatol'accordo sulla Brexitdi Theresa May.Rivolgendosi ai deputati prima del voto la premier britannica Theresa Mayavevadichiarato, con voce rauca e affievolita da un raffreddore:«Se oggi falliremo, non servirà a nulla dare la colpa all'Unione europea. La responsabilità sarà soltanto di quest'aula».
Subito dopo il voto la premier britannica ha dichiarato che domani, 13 marzo, si presenterà alla Camera per mettere ai voti una mozione «no deal sì o no dealno». Ha detto anche di essere convinta che ci sia una«una maggioranza a favore di un accordo» e ha ribadito di essere contraria al no deal, ma ha assicurato che lascerà piena libertà di voto ai Tory. Mentre giovedì 14 presenterà un'altra mozione per chiedere un breve rinvio della Brexit, ma«solo a condizione che il Parlamento indichi una strada» che potrebbe essere quella di un altro accordo oppure quella di un nuovo referendum.
Lunedì 11 marzo Theresa May è volata a Strasburgo per discutere con Jean Claude Juncker, presidente della Commissione europea, e il capo Ue negoziatore della Brexit Michel Barnier di un nuovo accordo sull'uscita dall'Ue. Le due parti hanno inserito nuove clausole tecniche su una delle questioni più controverse dei negoziati: il backstop.
Il backstop
L'assicurazione voluta dall'Unione europea, che entrerebbe in vigore nel 2021, prevede che se la Ue e il Regno Unito non trovassero un accordo commerciale alla scadenza dei due anni di transizione, Bruxelles garantirebbe la presenza di un confine non rigido tra Irlanda e Irlanda del Nord, costringendo, di fatto, Londra a rimanere legata a un'unione doganale a tempo indeterminato.
L'Irlanda del Nord, parte del Regno Unito, rimarrebbe nel mercato unico europeo. Un'opzione che non è mai piaciuta ai conservatori inglesi, che vedono nel backstop un tentativo di prolungare la permanenza britannica all'interno dell'Unione europea.
«La nostra intesa fornisce chiarimenti significativi e garanzie legali all'accordo di ritiro e sulla natura del backstop», ha chiarito il presidente Juncker. Il nuovo accordo, definito «legalmente vincolante», permette a entrambe le parti di uscire dal backstop unilateralmente nel caso l'Ue o il Regno Unito non dovesse negoziare in «buona fede».
Inoltre, il secondo accordo, prevede che entro dicembre 2020, Regno Unito e Unione Europea trovino una soluzione alternativa al backstop, in modo da non arrivare alla scadenza del 2021 senza un valido accordo.
Shutterstock|Alcuni sostenitori del "Leave" in piazza a Londra
«La scelta è chiara: o questo accordo o la Brexit potrebbe non avvenire del tutto», ha aggiunto Juncker. Nella serata del 12 marzo la May si presenterà alla Camera dei comuni dove è atteso il voto dei deputati sul nuovo accordo per l'uscita raggiunto a Strasburgo. Ma quali sono i possibili scenari?
Il Sì
Il Parlamento britannico è chiamato ad esprimersi sulla nuova intesa. Se la May ottenesse l'appoggio della maggioranza dei deputati, il Regno Unito procederà all'uscita dalla Ue fissata per il 29 marzo, data in cui scatterebbero i due anni di transizioni obbligatori per gestire ulteriori negoziati sui rapporti commerciali.
Il No Deal
Se malauguratamente la May dovesse incassare un altro no, dopo quello del voto dello scorso gennaio, allora mercoledi 13 marzo il Parlamento sarà chiamato ad esprimersi sul "No deal", ovvero se appoggiare o meno l'uscita dall'Unione europea senza un accordo e senza un periodo di transizione, seguendo solo le regole dell'Organizzazione mondiale del commercio. Nel caso in cui Westminster votasse contro il No Deal, il giorno seguente, o il giorno stesso, si andrà a un'ulteriore votazione.
La proroga
Bocciato il No deal, allora la premier britannica dovrà chiedere alla Camera più tempo, rimandando la Brexit di due mesi. Un rinvio che dovrà essere accettato anche dai 27 Paesi europei. In quel caso, la May tornerà al tavolo con Juncker per rinegoziare un altro accordo. Se anche la proroga dovesse essere bocciata, la strada potrebbe essere quella di un secondo referendum.
Ma sulla possibilità di rivedere nuovamente il patto di uscita dall'Unione europea Juncker è stato chiaro e non sembra intenzionato a incontrare nuovamente la premier britannica nel caso fosse rigettato l'accordo alla Camera:«Vorrei che i membri del Parlamento britannico appoggiassero l'intesa», ha detto Juncker. «Ci siamo messi d'accordo con il primo ministro sulle condizioni e le conseguenze della Brexit. Ho detto questa notte che è la seconda chance, ma che non ci sarà una terza chance».