L’allarme: aumentano razzismo e xenofobia. L’Unar: «Trecento casi in più in un anno, 9 al giorno»
Nel 2018 le segnalazioni relative a discriminazioni di carattere etnico-razziale sono aumentate del 10%: trecento casi in più in un anno. È quanto fa sapere Unar, l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali della Presidenza del Consiglio dei Ministri che registra i casi di discriminazione in Italia.
L’Unar ha lanciato oggi, lunedì 18 marzo, la Settimana di azione contro il razzismo, in occasione della Giornata mondiale per l’eliminazione delle discriminazioni razziali, 21 marzo. L’evento si apre con la conferenza Testimoni, nel corso della quale sono intervenuti, tra gli altri, Roberto Piperno, vittima delle persecuzioni razziali scampato al rastrellamento del Ghetto di Roma.
La mappa del razzismo
L’ultima “fotografia” ufficiale risale al 2017, mentre per avere un quadro completo bisognerà aspettare i prossimi mesi con il rapporto annuale che l’Unar presenta al presidente del Consiglio e al parlamento. Nel 2017 i casi lavorati dall’Ufficio sono stati complessivamente 3.909. Di questi, quelli che si sono rivelati effettivi casi di discriminazione sono stati 3.574, spiegano dall’Unar.
Le discriminazioni a base etnico-razziale, nel 2017, hanno rappresentato l’82,9% delle segnalazioni: nel 2016 erano il 69,4%. Nel 2018 i dati confermano la tendenza: «Lo scorso anno i casi di discriminazione etnico-razziale sono aumentati del 10% rispetto al 2017». Sono stati cioè circa 3.260 in un anno, 9 al giorno. «Questo 10% in più denuncia una tendenza alla crescita», ragiona il direttore dell’Unar, Luigi Manconi, «ben più alta di quella che si registra negli altri casi di discriminazione», come quello sull’orientamento sessuale.
Oltre al numero verde e il sito dove ci sono un format e un indirizzo mail per inviare le segnalazioni, l’ufficio attua quotidianamente una rassegna di monitoraggio web dei casi presunti discriminatori sui quotidiani principali e locali.
L’accusa a Salvini e Di Maio
Il razzismo «certamente cresce, crescono gli atti di violenza motivati da intolleranza etnica e cresce il numero dei razzisti», spiega Manconi a Open. «Ma la questione principale è che cresce nel nostro paese la xenofobia: se non si opera politicamente per disinnescarla, il razzismo troverà una base assai ampia di consenso e proselitismo». Di chi è la responsabilità? Della crisi economico-sociale, dice l’ex senatore.« E su questo operano con grande abilità gli imprenditori politici dell’intolleranza».
Nomi e cognomi? «Il ministro dell’interno ha sdoganato comportamenti, parole e politiche che producono intolleranza», replica Luigi Manconi. «Insieme a lui c’è una parte importante del suo partito, e settori importanti dei 5S. Perché una delle frasi più infami verso le Ong che si dedicano al salvataggio in mare è stata pronunciata da Luigi Di Maio, quando le ha chiamate ‘taxi del mare’ e ‘alleati degli scafisti’. Un linguaggio violento e capace di manipolare una parte dell’opinione pubblica, incentivo all’intolleranza».