Mare Ionio, la guardia di finanza vieta l’ingresso nelle acque italiane. Il capitano: «Siamo in pericolo di vita»
Crea scompiglio in Viminale il nuovo salvataggio di una nave umanitaria al largo della Libia alla vigilia del voto in Senato sull’autorizzazione a procedere nei confronti del ministro dell’Interno Matteo Salvini per il caso Diciotti. Dopo la notizia del soccorso di 49 persone a bordo di un gommone in avaria che imbarcava acqua, il vicepremier leghista alza subito la voce e annuncia l’arrivo di una direttiva per «stoppare definitivamente le azioni illegali delle ong». La Mare Jonio, battente bandiera italiana, è della Ong Mediterranea Saving Humans – impegnata nella missione di monitoraggio del Mediterraneo centrale – e ora si sta dirigendo verso l’Italia. Così, mentre la nave chiede che l’Italia indichi un porto sicuro dove far sbarcare i 37 adulti e 12 bambini visto che è anche in arrivo una forte perturbazione, il Viminale fa sapere che è pronto un documento ad hoc che raccoglie le procedure dopo eventuali salvataggi in mare.
«La priorità rimane la tutela delle vite – fanno sapere fonti del Viminale – ma subito dopo è necessario agire sotto il coordinamento dell’autorità nazionale territorialmente competente». E dunque della Libia, in questo caso. «Qualsiasi comportamento difforme – sostiene il Viminale – può essere letto come un’azione premeditata per trasportare in Italia immigrati clandestini e favorire il traffico di esseri umani». La rotta presa dalla Mare Jonio non piace affatto a Salvini che ha approfittato del momento per fare pressing sui suoi uffici per apporre quanto prima la sua firma sulla direttiva in questione che disciplina i salvataggi in mare e che sarà «presto inviata a tutte le autorità interessate». Resta da capire come il documento si inserisce nello scenario internazionale e come, dunque, si rapporta alle norme di più alto rango. In caso di conflitto, dovrà comunque prevalere il diritto internazionale, a patto che sia rispettato il principio della supremazia costituzionale.