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Condannato all’ergastolo Radovan Karadzic, complice di Mladić nel genocidio di Srebrenica

Karadzic
Karadzic
Il medico e generale serbo è insieme a Ratko Mladić tra i maggiori responsabili per i crimini di guerra compiuti durante il conflitto armato nei Balcani tra il 1992 e il 1995. Era stato condannato a 40 anni di carcere in primo grado dal Tribunale Penale Internazionale. Condannato all'ergastolo dai giudici dell'Aia

I giudici della Corte penale internazionale all’Aia, nei Paesi bassi, hanno condannato Radovan Karadžić all’ergastolo. Il leader della Repubblica serba di Bosnia ed Erzegovina era stato condannato nel 2016 dal Tribunale penale internazionale dell’Aja a 40 anni di reclusione per genocidio e crimini di guerra e contro l’umanità compiuti a Srebrenica, a Sarajevo e nel resto della Bosnia-Erzegovina: omicidi, deportazioni, persecuzioni, torture avvenute durante il conflitto armato del 1992-1995. Il presidente della corte, il giudice danese Van Josen, ha detto che sia il tribunale d’appello sia la procura erano d’accordo nel ritenere che la condanna precedente a 40 anni di reclusione non fosse sufficiente vista l’entità dei crimini commessi daKaradžić. La corte di appello ha confermato le accuse a Karadžić per il genocidio di Srebrenica, per i bombardamenti su Sarajevo e i crimini commessi durante la Guerra in Bosnia, ma ha ribadito cheKaradžićnon è responsabile di genocidio in altri Comuni bosniaci. Tra i presenti in aula ci saranno anche le donne dell’associazione Madri di Srebrenica, organizzazione che ha l’obiettivo di tenere vivo il ricordo delle vittime del genocidio della cittadina bosniaca di Srebrenica, dove 8mila musulmani vennero uccisi nel luglio del 1995 dalle forze serbo-croate guidate dal generale Ratko Mladic, già condannato in prima grado all’ergastolo nel novembre del 2017.

Chi era RadovanKaradžić

Il nome di Karadžić è tornato a circolare di recente: prima di compiere la strage, l’attentatore di Christchurch, Brenton Tarrant, aveva ascoltato in auto Serbia Strong, un inno dedicato proprio al criminale di guerra.Nato nel paesino di Petnjica, in Montenegro, Radovan Karadžić, di etnia serba, comincia la sua carriera politica solo nel 1989, quando fonda il Partito Democratico Serbo assieme a Milan Babic, con lo scopo di fare avanzare gli interessi serbi in Bosnia.Prima di questa esperienza il medico, specializzato in psichiatria, era stato lo psicologo della squadra di calcio della Stella Rossa di Belgrado. Fu notato da Slobodan Milosevic e quando il 9 gennaio del 1992 viene sancita l’indipendenza della Repubblica del popolo serbo in Bosnia ed Erzegovina, Karadžić ne diviene il primo Presidente. Negli anni successivi, con lo scoppio della guerra nell’ex Jugoslavia,Karadžić diventa uno dei volti più cruenti e riconoscibili del conflitto. L’ex leader serbo si mostra spesso in pubblico in tutta mimetica ed è responsabile, oltre che di tortura, omicidio e stupro, del massacro di oltre 8 mila musulmani a Srebrenica, dell’assedio di Sarajevo dove persero la vita 10 mila persone, e della costruzione di campi di concentramento nella zona di Prijedor, nonché di pulizia etnica in tutto il territorio bosniaco.

Il processo

Prima della fine della guerra, il 25 luglio 1995, il Tribunale penale internazionale lo incrimina assieme al generale serbo Ratko Mladic, comandante dei serbo-bosniaci, e soprannominato il “macellaio dei Balcani”, per genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità per fatti commessi tra l’aprile del 1992 e il luglio del 1995. Karadžić ignora il mandato d’arresto e rimane con la famiglia nella sua casa di Pale, la sua capitale, nonostante la taglia di 5 milioni di dollari messa dagli Usa. Il politico serbo, anche dopo la firma degli accordi di pace di Daytan, e l’arrivo in Bosnia delle truppe Nato, rimane tranquillo nella sua abitazione, soprattutto a fronte dell’inerzia delle truppe internazionali che hanno il compito di arrestarlo solo «se lo incontrano per caso». Dopo la morte di Slobodan Praljak, avvenuta durante il processo del 2017 per avvelenamento,Karadžić è diventato il più importante responsabile locale a rispondere dei crimini di guerra, un conflitto che ha fatto più di 100 mila morti e 2.2 milioni di sfollati.

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