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«Leaving Neverland»: abbiamo visto il documentario su Michael Jackson. Fatelo anche voi

21 Marzo 2019 - 09:48 Giulia Marchina
La pellicola, presentata al Sundance Film Festival, è stata trasmessa in Italia sul canale Nove. Nella prima parte il focus è rivolto agli abusi verso i minori, dopo si passa alla vicenda giudiziaria e all'impatto sui media

Fastidio, quasi un senso di imbarazzo, sono le sensazioni che si provano guardando Leaving Neverland, il documentario trasmesso sulla rete statunitense Hbo e andato in onda per due serate consecutive – 19 e 20 marzo – in Italia, sul canale Nove. La storia è quella di due bambini, oggi uomini, che a cavallo tra gli anni '80 e gli anni '90 frequentavano il ranch Neverland di Michael Jackson. Proprio in questo luogo, e non solo, sarebbero stati ripetutamente abusati dal re del pop.

Il documentario si basa tutto su queste due testimonianze, anche se il dato di cui tenere conto è che i due soggetti all'epoca in cui Jackson veniva accusato per la prima volta di abusi sui minori avevano negato tutto in tribunale. Per paura di non essere creduti, dicono. Ora, però, ritrattano, raccontando senza filtri come sono andate le cose.

I protagonisti si chiamano James Safechuck e Wade Robson, e durante l'infanzia si scoprono appassionati di Jackson, tanto da imitarlo nelle movenze, nei costumi. Jackson li incontra e lì, il primo fatto strano: è lui ad essere loro fan e non il contrario. Li accoglie con sè, riesce ad avere il numero di telefono delle loro case, si insinua nelle loro vite con attenzioni e regali.

E' uno schema che si ripete, da parte di Jackson, da vero seriale. Prima gli approcci con abbracci, baci e carezze; poi l'insegnamento della masturbazione. Uno dei due racconta di avere imparato a masturbarsi in una camera d'albergo a Parigi, in compagnia del cantante.

Il flusso di ricordi che racconta il lato oscuro del re del pop

Il sesso, solo orale, e Jackson che si eccita a vedere le natiche nude e aperte dei bambini. Un flusso di ricordi di questo tipo per un'ora di documentario. C'è anche un finto matrimonio tra Safechuck e la star, con tanto di anello di "fidanzamento". L'escalation di episodi a un certo punto arriva ad un plot twist (la svolta nella trama, per intenderci): i ragazzi vengono via via ignorati e rimpiazzati con altri (uno è sostituito con l’attore Macauley Culkin e l’altro con Brett Barnes).

«Leaving Neverland»: abbiamo visto il documentario su Michael Jackson. Fatelo anche voi foto 2

Facebook | Michael Jackson

Nello scorrere degli eventi ci si chiede che fine abbiano fatto le famiglie dei ragazzi, ed è proprio questo il punto: in principio nessuno si accorge di nulla. Saranno piccoli particolari a far scattare le giuste domande da parte delle madri, dei fratelli e degli amici delle vittime. E saranno le famiglie a far scoppiare la bomba Jackson, sottolineando la solidità delle accuse dei bambini.

Ciò non toglie che quello che avrebbe fatto Jackson nelle suite degli alberghi e nelle stanze di Neverland va provato in un tribunale federale; i fax, i filmati, le registrazioni vocali in cui smania per vedere Jimmy e Wade, non hanno però nulla di un normale rapporto adulto-bambino.

«Leaving Neverland»: abbiamo visto il documentario su Michael Jackson. Fatelo anche voi foto 1

Facebook | Michael Jackson

Il documentario prosegue, e nel 1993 scoppia il caso con le prime accuse di molestie sessuali. Michael Jackson, sempre con i suoi modi zen, nega. Nega sempre, nega tutto. Invia video messaggi via satellite, direttamente da Neverland, per dire che lui è innocente, anche se è disposto a pagare dieci milioni di dollari per mettere tutto a tacere. Il resto, è storia. cronaca giudiziaria.

Jackson è morto, ma è tutt'ora osannato. Intanto, le radio americane hanno cancellato dalla loro rotazione musicale i brani del re del pop e i Simpson hanno eliminato dai loro archivi gli episodi in cui Jackson entrava in scena e prestava la sua voce nel doppiaggio; il ranch Neverland non trova un acquirente, e la figlia Paris dopo il lancio del film avrebbe tentato il suicidio – anche se lei ha smentito le voci.

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