Negozi chiusi la domenica? Confimprese: «Colpite soprattutto donne e giovani»
Di definitivo non c’è ancora nulla, ma gli intenti sono confermati. La proposta di legge per le chiusure domenicali, avanzata dal deputato leghista Andrea Dara, è tutta da definire, ma «non c’è nessuna marcia indietro» . Qualche giorno fa Confimprese ha pubblicato un report sugli effetti che avrebbe un provvedimento di questo tipo sull’economia italiana. Secondo la rete che si occupa degli interessi delle imprese, l’economia nazionale non potrebbe che risentirne negativamente.
«Il lavoro domenicale è già una realtà per 4,7 milioni di persone», ha detto a Open il presidente Mario Resca, «pur posizionandosi il nostro Paese tra gli ultimi in Europa per lavoro festivo». Certo non stupisce che l’associazione prenda le distanze da una proposta che di fatto spezzerebbe il respiro a una normativa di stampo liberale; eppure, anche i sostenitori del diritto al riposo possono trovare degli spunti interessanti dalle riflessioni presenti nel rapporto.
Report Confimprese | Cosa dice a oggi la proposta di legge e quali le conseguenze immediate
Cosa prevede la proposta di legge
Al momento, il testo unificato prevede la chiusura degli esercizi ogni domenica, e un orario di apertura settimanale che va dalle 7 alle 22. Inoltre, comprende anche la proposta di chiusura forzata per 12 festività nazionali (Capodanno, Epifania, Pasqua, Lunedì dell’Angelo, Anniversario della Liberazione, Festa del Lavoro, Festa della Repubblica, Ferragosto, Tutti i Santi, Immacolata Concezione, Natale e Santo Stefano). Non sono tenuti a rispettare i vincoli i negozi nei centri storici e gli esercizi che vendono specifici prodotti (come quelli alimentari, culturali, mobiliari, etc.)
Punto uno: come salvaguardare le fasce più deboli?
Secondo il rapporto, le chiusure domenicali colpirebbero «un settore che garantisce lavoro anche alla fasce più deboli e da sostenere, come le donne (62% del totale dipendenti del commercio al dettaglio) e i giovani (dipendenti sotto i 30 anni: 23% del commercio al dettaglio vs 15% negli altri settori dell’economia)».
Report Confimprese | Le categorie discriminate
«L’apertura domenicale – si legge – non contrasta con il diritto di riposo e incrementi retributivi per il lavoro in giorni festivi», spiega Resca. Secondo il presidente di Confimprese, solo le imprese sono in grado di «creare posti di lavoro», «frenare la decrescita», limitare i «danni all’occupazione e a tutta la filiera produttiva».
Punto due: l’assist al commercio online
Come tutelare i negozianti dall’ascesa degli shop online? Secondo Confimpresa, le chiusure domenicali non sono una soluzione, anzi. «L’e-commerce incrementerà il suo peso catturando una quota sia degli acquisti programmati, sia degli acquisti più di impulso, con un incremento a regime compreso tra il +7,2% e il +18,6 %».
Report Confimprese | Dati sull’e-commerce
Punto tre: il rischio «desertificazione delle periferie»
Un altro spunto interessante fornito dallo studio riguarda il contrasto che si presenterebbe tra le domeniche in centro città e le domeniche nelle periferie. Come ricordato all’inizio, nella bozza della norma sarebbero esonerati dalla chiusure obbligatorie tutti i negozi e i punti commerciali che ravvivano il cuore (geografico) delle cittadine.
«Il ddl in esame», si legge nel report, «contrasta con il principio di ragionevolezza e non discriminazione presente nella Costituzione». A essere discriminati, secondo Confimpresa, risulterebbero alla fine proprie quelle categorie che il provvedimento vorrebbe tutelare, ovvero gli esercizi lontani dai punti privilegiati delle città.