Attentato dello scuolabus, l’autista «sentiva le voci dei bambini». Il gip insiste: «Nessun segno di squilibrio»
Al giudice per le indagini preliminari, che lo ha interrogato nel carcere di San Vittore, Ousseynou Sy ha raccontato di aver sentito le voci dei bambini morti nel Mar Mediterraneo. Sarebbero state loro a spingerlo a dirottare lo scuolabus su cui viaggiavano 51 bambini delle scuole medie verso l’aeroporto di Linate. È su questo passaggio dell’interrogatorio che l’avvocato Davide Lacchini farà perno per dimostrare che l’autore del fallito attentato non era, e non è, in grado di intendere e di volere.
Per il giudice però, durante l’interrogatorio,Ousseynou Sy «è stato lucido e non ha dato segni di squilibrio» e ha lasciato intendere che la convalida dell’arresto potrebbe arrivare già nelle prossime ore. Lacchini però ha già chiesto una perizia psichiatrica per il suo assistito: sarà il giudice per le indagini preliminari a decidere se accordarla o meno.
La versione di Ousseynou Sy
«Sy voleva che il suo gesto avesse un’eco internazionale, non nazionale. E ci è riuscito», dice l’avvocato. Durante l’interrogatorio nel carcere di San Vittore dove è recluso dal 21 marzo, l’attentatore ha risposto a tutte le domande, fornendo la sua versione e ha ribadito che non avrebbe mai fatto del male ai bambini. Il suo obiettivo era usarli come scudo per arrivare all’aeroporto di Linate dove avrebbe voluto prendere un aereo per il Senegal.
Sy ha negato di aver appiccato il fuoco – «È stata una scintilla dell’impianto elettrico a far partire l’incendio» – e di aver portato con sé le fascette per legare i polsi dei bambini. Ha spiegato al gip che le taniche di benzina servivano soltanto come deterrente per non far avvicinare le forze dell’ordine. Ha negato che il coltello servisse a minacciare i ragazzi: «lo porto con me per difendermi quando faccio il turno notturno».
Gli elogi al governo
Ousseynou Sy voleva vendicare i morti nel Mediterraneo. Ma non ha mai accusato il governo di esserne il responsabile, dice l’avvocato. Anzi. Durante l’interrogatorio ha elogiato l’Italia – che spende milioni di euro per l’immigrazione- e in particolare la politica dei porti chiusi che, a suo dire, indurrebbe i migranti a restare in Africa evitando la traversata. Dopo l’interrogatorio, si attende la convalida dell’arresto da parte del giudice per le indagini preliminari.