Inchiesta esclusiva – Il traffico dei giovani calciatori africani / Prima puntata
«Beneficenza». Quando la Gazzetta dello Sport lo intervistò per la prima volta, chiedendogli conto dei suoi investimenti milionari nel calcio, Gabriele Volpi rispose così: «Dio mi ha dato un po’ di prosperità all’estero….Così una piccolissima parte delle finanze personali voglio spenderla per fini sociali e per togliere i ragazzi dalla strada avvicinandoli allo sport». Il bianco più ricco d’Africa – questo il soprannome affibbiatogli da alcuni giornali – si riferiva all’Abuja Football College, accademia calcistica da lui appena fondata nella capitale della Nigeria.
Era il febbraio del 2012 e l’imprenditore ligure stava per diventare proprietario della seconda squadra in pochi anni. Dopo aver acquistato lo Spezia, portandolo dalla serie D alla B in soli tre anni, si apprestava a rilevare il Rijeka, tra i club più titolati della Croazia. Un’inchiesta giudiziaria mette ora in serio dubbio la versione del magnate italiano. E squarcia il velo su un fenomeno che sta cambiando radicalmente il calcio europeo, giovanile e non solo: quello della presenza in squadra di tantissimi calciatori stranieri, soprattutto africani.
Gli atti dell’indagine dei magistrati di La Spezia raccontano nei dettagli il metodo usato da Volpi e dai suoi sodali per incassare milioni di euro con il traffico di giovanissimi calciatori nigeriani. Un «sistema», lo definiscono gli inquirenti, attraverso cui lo Spezia ha guadagnato in tutto almeno 5,9 milioni di euro. Come? Favorendo l’immigrazione clandestina di 13 minorenni nigeriani. Tra questi spiccano alcuni nomi noti del calcio professionistico nostrano. Già, perché nel frattempo i ragazzini sono cresciuti.
Nelle carte c’è ad esempio Orji Okwonkwo, il gioiellino del Bologna ora in prestito ai canadesi del Montreal. C’è il centravanti in forza al Perugia, Umar Sadiq, che negli anni scorsi ha vestito le maglie di Roma, Torino, Nac Breda e Glasgow Rangers. E poi il terzino della Roma, Abdullahi Nura; gli attaccanti dello Spezia, Suleiman Abdullahi e David Okerke; il centrocampista del Modena, Rabiu Oyndamola. Tutti nigeriani, tutti arrivati in Italia ancora minorenni e cresciuti nell’Abuja Football College, la scuola calcio fondata da Volpi in Nigeria con l’obiettivo ufficiale di fare beneficenza.
Orji Okwonkwo durante la partita Bologna – Sampdoria
Come funziona il sistema
Le carte della procura ligure – che ha iscritto nel registro degli indagati 15 persone tra cui Stefano Chisoli e Luigi Micheli, rispettivamente presidente e amministratore delegato del club ligure – lo spiegano nei dettagli. L’Abuja Football College attrae giovani talenti da tutta l’Africa. Ogni anno esibisce i migliori di loro nei principali tornei di calcio giovanile, tra cui quello di Viareggio. È così che i minorenni entrano in Italia: con un normale visto turistico.
Al termine del torneo dovrebbero tornare in patria. Dovrebbero, perché invece non lo fanno. Vengono presi in affidamento da alcune famiglie italiane, che li dichiarano minori non accompagnati. Come se fossero arrivati da soli con un barcone via Libia. A questo punto i gioiellini africani vengono tesserati da una società calcistica. Non dallo Spezia, però, ma da un club dilettantistico ligure, il Valdivara 5 Terre, che milita attualmente nel campionato di Eccellenza. La ragione è un divieto previsto dalla Fifa per i club professionistici: quello di tesserare minorenni stranieri.
Divieto che vale solo parzialmente per le società dilettantistiche. E proprio a questo serviva la Valdivara 5 Terre, secondo gli atti della procura. Ai club dilettantistici è infatti permesso tesserare minorenni extracomunitari, a condizione che il club sia in grado di garantire loro, fra le altre cose, un’istruzione scolastica adeguata. Secondo i magistrati spezzini, lo schema usato da Volpi era questo: i calciatori minorenni venivano tesserati dal Valdivara 5 Terre, e al compimento del 18esimo anno d’età avveniva il passaggio allo Spezia. Gratis.
«In tal modo», si legge negli atti, «lo Spezia calcio si è trovato ad avere la proprietà di calciatori di valore molto giovani, appena maggiorenni, senza averli pagati nulla ad eccezione delle spese sostenute per realizzare la loro immigrazione fraudolenta da minorenni e il successivo mantenimento in Italia fino alla maggiore età, potendo così cederli o prestarli ad altre società ricavandone un considerevole plusvalore». È il caso ad esempio di Umar Sadiq e Abdullahi Nura, venduti dallo Spezia alla Roma per un totale di 5 milioni di euro. Il “sistema Spezia”, andato avanti perlomeno dal 2013 al 2018, era basato su parecchi complici.
Umar Sadiq dopo una partita Torino – Roma
C’erano le famiglie affidatarie, che dichiaravano alle autorità italiane di volersi prendere carico di minori non accompagnati, sebbene questi ultimi avessero già avuto un tutore ufficiale (Renzo Gobbo, l’allenatore dell’Abuja Football College). C’era il Valdivara 5 Terre, che avrebbe dovuto garantire ai baby-calciatori un’istituzione adeguata, mentre le indagini hanno accertato come la maggior parte dei ragazzini non abbia mai frequentato la scuola. E poi c’era «un amico» che fino a circa un anno fa era a capo dell’ufficio visti del consolato italiano a Lagos, in Nigeria: «un amico» non identificato negli atti giudiziari, ma che secondo i protagonisti della vicenda era molto utile per rilasciare senza troppi formalismi i visti turistici ai minorenni nigeriani. Il via libera indispensabile per speculare sul nuovo petrolio africano.
Volpi e Fiorani, ecco chi guadagna con il business dei baby-calciatori
Al vertice del Sistema Spezia ci sono Gabriele Volpi e Gianpiero Fiorani. Sono loro, secondo la procura ligure, a tirare le fila del meccanismo creato per guadagnare milioni di euro con il traffico di minorenni nigeriani. Due uomini che con il calcio hanno poco a che fare. E la cui storia si è incrociata più volte con l’attività della magistratura italiana.
Volpi, 76 anni il prossimo giugno, ha fatto fortuna in Africa con la gestione dei porti. Ex impiegato dell’azienda farmaceutica Carlo Erba, alle spalle un patteggiamento per bancarotta all’inizio degli anni ’80, Volpi è emigrato in Nigeria quasi 40 anni fa. E iniziando dal più popoloso Paese africano è riuscito a creare un gruppo della logistica presente in varie parti del Continente, con un fatturato stimato oggi in due miliardi di dollari.
Oltre alla Orlean Invest e alla controllata Intels, le società nigeriane che possiedono le concessioni di diversi porti africani, l’imprenditore di Recco è attualmente attivo anche in Italia: socio di rilievo di Eataly e Moncler, promotore di una serie di progetti immobiliari milionari in Liguria, ma soprattutto secondo azionista di Banca Carige con il 9 per cento delle quote. Una partecipazione detenuta attraverso un complicato schema di scatole cinesi che porta fino alle Bahamas.
È infatti nel paradiso fiscale caraibico che è registrato The Summer Trust, il veicolo anonimo che detiene le azioni della banca, ora sotto amministrazione straordinaria su decisione della Banca centrale europea. Non solo. The Summer Trust è anche la holding con cui Volpi controlla i suoi investimenti sportivi. Attraverso il trust caraibico l’imprenditore ligure ha creato infatti una fondazione in Olanda, la Stichting Social Sport, proprietaria dell’accademia nigeriana Abuja Football College, dello Spezia e della Pro Recco (la squadra di pallanuoto più titolata al mondo). Nonostante gli investimenti in Italia, Volpi resta però legatissimo alla Nigeria, in particolare ad Atiku Abubakar.
Atiku Abubakar, politico nigeriano (candidato alle ultime presidenziali) socio d’affari di Volpi
Nel 2010 un rapporto della commissione d’inchiesta del Senato americano ha svelato gli interessi finanziari comuni tra l’imprenditore italiano e il politico nigeriano. Abubakar, che ha iniziato la carriera professionale lavorando al servizio doganale ed è stato – per sua ammissione – socio d’affari di Volpi, ha ricoperto il ruolo di vicepresidente del Paese africano dal 1999 al 2007, e alle elezioni dello scorso febbraio ha sfidato (perdendo) il presidente Mohammadu Buhari.
Che c’entra Fiorani con tutto questo? Il legame tra Volpi e l’ex numero uno della Banca Popolare di Lodi, 59 anni, protagonista dello scandalo dei “furbetti del quartierino” nell’estate del 2005 e già condannato in Cassazione a tre anni e mezzo per falso in bilancio, emerge da vari procedimenti a carico dei due. C’è ad esempio l’indagine dalla procura di Genova per autoriciclaggio e intestazione fittizia di beni, che descrive Fiorani come personaggio rilevante nella presunta operazione criminale architettata dal milionario ligure.
Gianpiero Fiorani (S) insieme al suo avvocato Cesare Cicorella prima del suo interrogatorio nell’ambito del processo Unipol-Bnl
E poi c’è l’inchiesta dei magistrati di La Spezia, quella sui baby-calciatori nigeriani portati in Italia violando le leggi sull’immigrazione. È da queste carte che emerge chiaramente il ruolo dell’ex dominus della Popolare di Lodi. Non un semplice consulente, scrivono i magistrati, ma l’uomo incaricato della gestione del Sistema Spezia. Di più: il coordinatore delle attività del «Gruppo Volpi».
È a Fiorani, per esempio, che ad aprile del 2018 si rivolge un manager dell’Abuja Football College per chiedere il permesso di poter licenziare un allenatore dell’accademia. Ed è sempre l’ex banchiere, qualche giorno dopo, a dare l’ok per il trasferimento della scuola calcio nigeriana dalla capitale Abuja a Port Harcourt. Il tutto fatto da Lugano, Svizzera, fuori dai confini nazionali. Perché è da lì, emerge dalle intercettazioni, che opera Fiorani.
Proprio Lugano: la stessa città dove ha sede la Rivers Consulting, un’azienda di consulenza citata negli atti della procura spezzina. La società svizzera, di cui è impossibile conoscere il proprietario dato che le azioni sono intestate al portatore, nel marzo del 2018 scrive una email a Fiorani per chiedere spiegazioni su un pagamento relativo allo Spezia Calcio. Soldi che dalla Svizzera dovrebbero essere bonificati in Italia.
Non si sa se alla fine il versamento sia avvenuto, ma quella email è l’ennesima conferma che l’impero economico di Volpi è globale. E che buona parte dei suoi interessi è nascosta in Svizzera, a due passi dal confine. A presiedere la Rivers Consulting è infatti Stefano Chisoli, il presidente dello Spezia.