Complotti e no-vax: Instagram sta diventando il social network della disinformazione
Instagram brulica di complottisti. Di account che propongono meme estremisti, retorica no-vax condita di insulti antisemiti e anti-islamici. Didascalie contenenti frasi del tipo «Il senso della vita è pugnalare un ebreo» restano online per mesi senza essere rimosse, così come accuse diffamatorie contro il filantropo ungherese George Soros.
Non è una novità che i social network siano anche un vettore disinformazione, ma se Facebook e Twitter stanno lanciando potenti campagne contro le fake-news, le bufale stanno migrando verso il social network delle immagini. Il pubblico di Instagram, in gran parte giovanissimo, è quindi esposto a teorie del complotto in modo indiscriminato.
L’inchiesta di The Atlantic
L’alogritmo della piattaforma fa sì che dopo aver seguito un account si venga seguiti da profili simili o che tra i suggerimenti appaiano pagine analoghe, creando un effetto-rete. Lo rivela un’inchiesta di The Atlantic, che mette in luce un network di account con un grandissimo potenziale di diffusione algoritmico e milioni di follower in comune.
Da qualche anno, il ruolo chiave che i principali social network giocano come vettore di informazione li ha posizionati nel mirino di studiosi, media e dei regolatori. È stato provato che gli algoritmi di Youtube spingono gli utenti verso posizioni estreme. Facebook è stato sotto attacco varie volte per aver permesso la diffusione di messaggi no vax.
Secondo il NiemanLab, le due storie più condivise in America nel 2019 sono entrambe false. La prima è intitolata «Un trafficante di esseri umani predatore di bambini potrebbe essere nella nostra zona», la seconda «Non si possono fare iniezioni fatali ai carcerati ma ai bebé si». Twitter sta dispiegando importanti energie nell’individuare grosse reti organizzate che violano le regole diffondendo false informazioni.
Il ruolo di Instagram
Ma non è da Facebook e Twitter che gli adolescenti attingono informazioni. È da Instagram. Se gli adulti tendono a usare Instagram per postare foto personali, seguire i propri amici e qualche influencer, la generazione-immagine fa un uso estensivo della piattaforma basata sulla fotografia, che è diventata per molti teenager il mezzo di comunicazione privilegiato nonché fonte informazione.
«Instagram ha il potere di diffusione di Twitter ma l’infrastruttura di Facebook che lo supporta – ha affermato Jonathan Albright, ricercatore alla Columbia University – e raccoglie tutto ciò che c’è di meglio delle due piattaforme».
In America, su Instagram proliferano tra i sedicenni teorie del complotto come QAnon, secondo la quale esiste un complotto dello «Stato profondo» per estromettere Donald Trump, che starebbe invece cercando di lottare contro la rete di pedofili nascosta nell’amministrazione americana.