Legittima Difesa, l’oste che sparò invitato al Senato: «Una boccata di ossigeno. La mia vita rovinata tre volte» – L’intervista
L’okay arriverà domani: «Entro marzo», dunque, come aveva promesso il ministro dell’Interno. Il voto definitivo per la riforma della Legittima difesa è fissato per le 9.30.Intanto, oggi, sono stati invitati ad assistere all’ultima sedutadalla tribuna di palazzo Madama, quattro dei protagonisti di vecchie vicende legate ad eccesso di legittima difesa: tre assolte una ancora sotto processo.
Invitati affinché fossero testimonidella modifica del codice di procedura penale, riforma secondo cui la difesa è «sempre legittima». È un invitoche non stupiscequello di Matteo Salvini dal momento che, il mese scorso, era andato a farvisita, nel carcere di Piacenza, ad Angelo Peveri, l’imprenditorecondannato in via definitiva dalla Cassazione per il tentato omicidio di uno dei due ladri sorpresi a rubare nella sua azienda nell’ottobre2012.
Tra le quattro persone invitate a partecipare dalla tribuna del Senato, anche MarioCattaneo, oste del lodigiano, che il 10 marzo del 2017 uccise con un colpo di fucile un ladro che si era introdotto nella sua proprietàda cui stava rubando alcuni pacchi di sigarette e una sessantina di euro. Cattaneo è ora accusato di eccesso di legittima difesa. Il processo è ancora in corso, ma l’approvazione della riforma lo fa sperare in risvolti positivi: «È notizia positiva, una boccata di ossigeno che mi dà la forza e il coraggio per affrontare la prossimaudienza».
È contento di questo invito da parte del ministro dell’Interno?
«Sì, sicuramente mi fa molto piacere. Io sono qui a cercare di risolvere i miei problemi. Per cercare di venire fuori da questa situazione al più presto possibile. Con me ci sono altre persone che hanno subito lo stesso torto. La mia presenza credo sia stata voluta affinché fossimo testimoni di questo momento in cui finalmente si raggiunge un obiettivo molto importante».
Quindi per lei la riformaè un buon risultato?
«Assolutamente sì. Non è possibile andare avanti senza, non deve ripetersi quello che è capitato a me. Io sono stato ridotto a punto che non ce la faccio più a sopportare questa situazione. Sono arrivato proprio al capolinea. Spero che questa legge mi aiuti a mettere la parola fine a questa storia. Perlomeno a interrompere questo calvario che ho addosso. Sono arrivato al limite. Non ce la faccio più».
Si riferisce al suo processo per eccesso di legittima difesa?
«Sì. Parlo del duro processo che sto subendo. Adesso avrò un’altra udienza il 5 aprile. Ma comincio ad andare in crisi. Ho bisogno di qualcuno o qualcosa che mi aiuti moralmente. E questa giunge come una notizia positiva, una boccata di ossigeno che mi dà la forza e il coraggio per affrontare questa nuova udienza. Poi vediamo cosa verrà fuori. Io ormai sono arrivato a dire: ma sì, che vada come vada. Così almeno non ci penso più».
In che senso? Èun pensiero assillante per lei?
«Io non sono abituato ad avere a che fare con situazioni simili. Fino ad ora sono andato avanti grazie al mio lavoro, alla gente che mi ha dimostrato solidarietà, però adesso queste cose qui non bastano più. Sono arrivato proprio al culmine dell’esasperazione. Non ho davanti prospettive positive, non vedo la fine di questa storia.
Non so come andrà, come non andrà…purtroppo non vedo la luce in fondo al tunnel. Adesso ci sarà questa udienza, poi se ce ne sarà un’altra, appunto, speriamo vada bene. Io spero sempre e cerco di tenere duro perché non sono uno abituato a mollare, però è dura, è molto molto dura. Non ce la faccio più a gestirla».
Se ripensa a quell’episodio, cosa le viene in mente?
«Questa vicenda mi ha distrutto la vita tre volte. Anzitutto per questa situazione legata al percorso giudiziario, poi per la vicenda che è capitata al giovane ragazzo che ha perso la vita,involontariamente per quanto mi riguarda. Perché io non ho premuto quel grilletto intenzionalmente. È stato un incidente. C’è stata una colluttazione e c’è scappato il morto.
Infine, dal punto di vista finanziario. Tre volte mi ha rovinato la vitaquesta vicenda. Io sono proprio ridotto malissimo, distrutto. Non riesco più a parlare di questa roba qui. Sul fronte finanziario, poi,non è mai finita, continuo a pagare le spese giudiziarie. Purtroppo, cosa faccio? Se non arriva presto una fine, io non tengo più. Facciano quello che vogliono».
In che senso, scusi?
«Nel senso: facciano quello che vogliono di me. Io non ho più risorse per poter andare avanti a difendermi. Io sono accusato di avere difeso la mia famiglia ma alla fine ci sto rimettendo tutto e di più».
Rispetto ai gesti di solidarietà di cui parlava, qualche giorno fa ha radunato nella sua osteria commercianti veneti e lombardi per condividere con loro il momento finale dell’approvazione di questa riforma che stabilisce che la difesa è sempre legittima.
«Sì, sicuramente è stato un bel momento di solidarietà tra noi che abbiamo subito gli stessi torti. Abbiamo avuto un bell’incontro, oggi alcuni di loro sono venuti a palazzo Madama con me per vedere l’approvazione finale della riforma e sperare in delle ricadute positive. Mi hanno aiutato, abbiamo condiviso la nostra esperienza, ci siamo sostenuti e incoraggiati a vicenda. Purtroppo anche le loro storie sono una peggiore dell’altra».
Ansa|Umberto Bossi a sinistra e Roberto Calderoli a destra. L’uomo al centro porta la t-shirt: “Io sto con Mario”
A chi vi dice di esservi fatti giustizia da soli cosa vuol dire?
«A queste persone sento di rispondere che io non mi sono fatto giustizia da solo. Io ero là, non sono andatoa cercare nessuno. Io sono stato aggredito, c’è stata una colluttazione ed è scappato un colpo, purtroppo. Non sono un assassino, Non sono un killer che corre dietro alla gente per sparare. Ero là nel letto che dormivo alle 3:30 di notte. Purtroppo mi è successo, mi sono saltati addosso e mi hanno rovinato la vita. Ma senza che io abbia avuto l’intenzione di farmi giustizia da solo».
Domani passa la riforma, cosa si aspetta per lei?
«Mi auguro che mi aiuti a ricominciare al più presto una vita normale. Io vorrei voltare pagina, ricominciare da capo e riprendere a fare quello che facevo prima. Non chiedo niente altro. Voglio vivere la mia vita tranquillo, niente di più».