Salvini: «Cittadinanza a Rami e Adam, ma li hanno usati per una battaglia politica»
La sala stampa del palazzo del Viminale si trova all’imbocco di un lungo corridoio. E oggi, al suo interno, ci sono proprio tutti: cameraman, giornalisti di tutte le età, forze dell’ordine. Un brusio continuo. Tutti presenti alla conferenza che il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha tenuto verso le 13.30 per i fatti avvenuti a San Donato Milanese il 20 marzo scorso.
In un’altra sala, poco prima, lontana dagli occhi del pubblico, ha incontrato i cinque ragazzi protagonisti della triste faccenda. Ci sono Adam, il ragazzo che ha nascosto il telefono al terrorista per poter comunicare con l’esterno e Nicolò che si è offerto come ostaggio; Fabio che ha dissuaso l’uomo e Aurora che ha mantenuto il sangue freddo pur essendo in ostaggio. E poi c’è Rami che è riuscito a comunicare con i Carabinieri per tentare sventare la tragedia. È assente, invece, Riccardo.
Arrivato in sala stampa, Salvini é solo. I ragazzi non ci sono Perché «non penso debbano essere usati come bandiera politica, così come hanno fatto altri. Sono stati eroici, ma non si usano i ragazzi per fare propaganda». Però non ricorda il nome di uno di loro, mentre ne parla.
Dice che concederà la cittadinanza ad Adam e Rami ma solo a loro, «senza estenderla ai condomini vicini» con l’espressione si riferisce al tam-tam a mezzo stampa che ha visto protagonista la famiglia di uno dei ragazzi, Rami.
Nonostante la concessione fatta ai ragazzi, «lo ius solo non si cambia. Concediamo già 140 mila cittadinanze l’anno. Mi pare sufficiente». Non vuole saperne di riaprire l’argomento. Il ministro dell’interno poi taglia corto con le domande, ha fretta di tornare dai ragazzi. Insieme andranno a visitare il reparto dei Vigili del fuoco. Nella mattina ha incontrato gli undici Carabinieri che, aiutati dai ragazzi, sono riusciti ad evitare la tragedia.