Battisti, la scrittrice Fred Vargas: «Lo ritengo ancora innocente»
Il 25 marzo del 2019 è una data storica: dopo 15 anni di latitanza, Cesare Battisti ha confessato il suo coinvolgimento nei quattro omicidi e nei tre ferimenti commessi durante gli anni di militanza nel PAC (Proletari Armati per il Comunismo). Nonostante la confessione, alcuni suoi importanti sostenitori non hanno rinnegato la loro vicinanza a una delle figure più problematiche degli anni di piombo italiani.
Tra questi, l’ultima a essersi espressa è stata Fred Vargas, nota scrittrice francese che nel 2004, anno in cui Battisti venne arrestato in Francia dai servizi speciali, pubblicò un pamphlet dal titolo La vérité sur Cesare Battisti. In questi giorni ha ribadito che l’ammissione «non cambia nulla» alle sue «conclusioni di ricercatrice», e che lo ritiene «ancora innocente».
«Non ho da presentare nessuna scusa», ha aggiunto. «Non ritengo di aver difeso un assassino, è l’ultima cosa che avrei fatto. Purtroppo è triste perché mi prenderanno tutti per un’imbecille ma è così». Riguardo alla confessione, ha poi aggiunto che «le sue dichiarazioni» la lasciano «indifferente», e che «è possibile che Battisti abbia i suoi motivi», dei quali «non è al corrente».
Gli italiani pentiti: Vauro
Ma Vargas non è l’unica ad aver sostenuto negli anni la sua non colpevolezza. Nel 2004, anno della fuga di Cesare Battisti in Brasile, diversi intellettuali e scrittori firmarono un appello a difesa della sua innocenza: «[..]vorremmo che i francesi capissero chi rischiano di perdere [..]: un uomo onesto, arguto, profondo, anticonformista nel rimettere in gioco fino in fondo se stesso e la storia che ha vissuto. In una parola, un intellettuale vero». Tra questi, c’erano anche numerosi italiani.
Vauro Senesi ha recentemente dichiarato all’Adnkronos di «assumersi la responsabilità di un errore gravissimo», quello di non aver tolto la firma a un appello che non aveva «apposto di persona». «Va detto che verso i firmatari di quell’appello – continua – c’è stata una campagna strumentale e imperterrita di linciaggio. In definitiva i promotori chiedevano solo un processo più equo. Per quanto mi riguarda, le scuse le ho fatte direttamente ad Alberto Torregiani (figlio di Pierluigi Torregiani, una delle quattro persone uccise, ndr)».
«È una questione complessa»: Raimo e Wu Ming
Christian Raimo, giornalista e scrittore recentemente intervistato da Open, si è dichiarato «felice della confessione» ma di essere comunque «perplesso sul modo in cui questa confessione arriva, dopo mesi di isolamento e carcere disumano».
«Io penso abbastanza ovviamente che il ruolo degli intellettuali debba essere quello di rendere le semplificazioni da tifoserie dei campi di discussioni articolati e complessi», ha scritto in un lungo post su Facebook del 25 marzo.
https://www.facebook.com/christian.raimo.7/posts/10156409330012831
Anche il collettivo di scrittori e intellettuali Wu Ming sono tornati sul tema della complessità della questione. I componenti hanno riproposto su Twitter un testo scritto nel 2004 nel loro blog, nel quale ricordano di essere «sempre stati attentissimi a non porre mai la questione in termini di colpevolezza vs. innocenza», e di non rinnegare nulla della loro posizione di 15 anni fa.
https://twitter.com/statuses/1110184111942053888