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La ragazza che ha denunciato i suoi stupratori nella Circumvesuviana racconta per la prima volta, a Open, quello che è successo

30 Marzo 2019 - 13:02 OPEN
Dopo le polemiche in seguito alla scarcerazione di due dei presunti stupratori, il racconto della vittima

Da quella tragica sera, C.A., la ventiquattrenne che ha denunciato di essere stata violentata a turno da tre ragazzi di 18 e 19 anni nella stazione dei treni della Circumvesuviana di San Giorgio a Cremano (Napoli), non esce di casa, e vede solo i suoi genitori e il suo avvocato, Maurizio Capozzo. Ma qui per la prima volta accetta un'intervista, e risponde alle domande di Open

Una esperienza da dimenticare, prima di tutto come stai?
«Molto meglio. Ma è dura. Il tempo non passa mai e i ricordi sono sempre lì».

Hai avuto il coraggio di denunciare quanto ti è successo. Come sei finita in quell'ascensore maledetto della stazione Circumvesuviana di San Giorgio? In che modo ti hanno convinta a seguirli?
«Uno di loro che avevo già conosciuto mi ha invitato a fumare e fare quattro chiacchiere, io dovevo tornare a casa, sembrava gentile poi è successo l'imprevedibile.

E poi cosa è accaduto? Ti hanno costretto a subire violenza tutti e tre? Cosa ti dicevano?
«Tutti e tre hanno abusato con una brutalità indescrivibile, ero immobile, non mi usciva la voce ero terrorizzata, temevo mi picchiassero».

Sei riuscita a chiedere aiuto? Cosa è successo subito dopo? 
«Uscita dall'ascensore cercavo un posto dove sedermi, ero smarrita, poi un ragazzo mi ha visto piangere, si è avvicinato , mi ha aiutato a chiamare mia madre e poi lui ha chiamato la polizia, non ricordo granché, ma ho in mente la gentilezza di quel ragazzo».

C'era gente? Ti hanno soccorso? Chi?
«Era pomeriggio, tanta gente passava in stazione ma solo questo ragazzo si è accorto di me e mi è stato vicino fino all'arrivo della polizia e dell'ambulanza».

Li conoscevi già? Parlo di  Antonio Cozzolino, Alessandro Sbrescia e Raffaele Borrelli?
«Li avevo visti qualche settimana prima, quando mi avevano avvicinata in stazione e poi mi avevano seguito fino a casa. Avevo paura, sapevano dove abito».

Che rapporti avevi con loro?
«Li avevo visti una volta, nessun rapporto particolare, la prima volta c'erano anche altri ragazzi, credo sei o sette. Mi erano stati presentati da un altra persona che non c'entra niente con questa storia».

E' vero che hanno tentato violenza nei tuoi confronti già prima di quella tragica sera nella stazione della Circumvesuviana. In che modo? Cosa ti avevano fatto?
«Avevano tentato un approccio, ero con una mia amica, entrambe siamo state molestate, io pensavo solo a evitare il peggio, mi hanno seguito fin sotto casa poi si sono allontanati quando ho incontrato mia sorella».

Poi, quando le forze dell'ordine li hanno identificati ed arrestati, quale è stato il tuo primo pensiero?
«Una liberazione, sono stati molto bravi i poliziotti e soprattutto molto comprensivi ed umani con me».

Una settimana fa è stato scarcerato dal Tribunale del Riesame uno dei tre, due giorni fa il secondo e ieri c'è stata la richiesta di scarcerazione presentata anche dall'avvocato del terzo. Cosa pensi di questa decisione del Riesame?
«Non riesco a spiegarmela, se non col fatto che non mi credano e questa è la cosa che mi fa più male».

In molti, moltissimi, anche le istituzioni, lo stesso vicepremier Di Maio, sono dalla tua parte ma cosa  vorresti dire a coloro che non ti credono?
«Perché avrei dovuto mentire. Ma si rendono conto?…»

Il referto medico dice che c'è stata violenza sessuale ma si attendono le motivazioni del Riesame, l'avvocato dei ragazzi scarcerati ha sostenuto davanti al giudice che il rapporto c'è stato ma che sarebbe stato consenziente da parte tua.  Se fosse così non li avresti certo denunciati ma come rispondi a questa accusa? 

«Consenziente? Con tre persone, di pomeriggio e nell'ascensore di una stazione? Ma scherziamo?»

Qual è il tuo sogno nella vita? Cosa ti piacerebbe fare?

«Mi piacerebbe molto impegnarmi nel mondo del volontariato a fianco delle donne, delle ragazze in difficoltà».

Cosa ti aspettavi e cosa ti aspetti dalla giustizia?
«Giustizia, non certo vendetta».

Hai paura dopo aver denunciato?
«La paura è un sentimento che mi accompagna ormai ogni momento. Tornando indietro non so se denuncerei di nuovo».

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