Pena di morte per gli omosessuali: la svolta integralista del Brunei
È un piccolo, minuscolo Stato del Sud-est asiatico. Circondato dalla Malesia e con uno sbocco sul Mar Cinese Meridionale. Il sultanato del Brunei è una monarchia assoluta che vive ancorata a una profonda tradizione islamica e a un sovrano, Hassanal Bolkiah, che dal 1967 ha il pieno controllo sulla vita dei 436.620 abitanti. Un potere legato alle immense riserve petrolifere, così ricche da permettere un sistema scolastico e sanitario totalmente gratuito. E che dal 2014, ha scelto di imprimere una svolta integralista basata sulla sharia, la legge islamica.
Il sultano Hassanal Bolkiah mentre risponde alle domande di una televisione russa, il 31 marzo 2017
Dal 3 aprile, frusta e lapidazione per adulteri e omosessuali
Via le festività natalizie, via i simboli di tutte le religioni eccetto quella musulmana. Ma quel che è peggio è che dal 3 aprile 2019, il Paese vedrà l'introduzione di un nuovo, terribile codice penale. Frusta e lapidazione per gli adulteri e gli omosessuali. Comportamenti da sempre proibiti in Brunei, ma che adesso diventano punibili con la pena di morte.
La moschea Jame Asr Hassanil Bolkiah, costruita nel 1988 in onore del 29° sultano del Brunei
Non ha sortito effetto la denuncia di Amnesty International contro queste misure: «L’introduzione di queste misure nel codice penale permetterebbe punizioni come la lapidazione e l’amputazione anche per i minori, per citare solo gli aspetti più crudeli di questo provvedimento», ha detto Rachel Chhoa-Howard, ricercatrice di Amnesty per il Brunei.
Una banconota da un dollaro del Brunei, con il ritratto del sultano Bolkiah
Amputazione per i ladri
Il nuovo codice penale prevede anche l'amputazione degli arti per chi viene sorpreso a rubare. «Il codice penale del Brunei è profondamente viziato da una serie di disposizioni che violano i diritti umani – ha aggiunto Chhoa-Howard –. Oltre a imporre pene crudeli, inumane e degradanti, limita in modo evidente i diritti alla libertà di espressione, religione e credo e legittima la discriminazione contro donne e ragazze».
La moschea reale di Masjid Omar 'Ali Saifuddien, ultimata nel 1958. Oggi è uno dei simboli della fede islamica nel Brunei e domina lo skyline della capitale
Anche le star più conosciute al mondo hanno protestato contro l'inasprimento delle pene. L'attore George Clooney ha chiesto a gran voce un boicottaggio degli hotel e delle attività legate a Bolkiah: «Il Brunei è una monarchia e certamente qualsiasi boicottaggio avrà pochi effetti sul cambio delle leggi – ha detto -. Però mi chiedo, davvero vogliamo contribuire al protrarsi delle violazioni dei diritti umani?».
Il 5 ottobre 2017 il sultano ha festeggiato i 50 del trono con una sfarzosa processione
Il sultano Bolkiah e gli affari in Italia
Il sultano Bolkiah è tra gli uomini più ricchi al mondo grazie ai proventi del petrolio e del fondo di investimento statale. Il monarca è anche proprietario di hotel di lusso famosi in tutto il mondo: in Italia ha acquistato il Principe di Savoia a Milano e l'Eden a Roma. I suoi cittadini si sostengono grazie alle donazioni statali e a un regime d'imposizione fiscale praticamente nullo.
Dettaglio della moschea Jame Asr Hassanal Bolkiah nella città di Bandar Seri Begawan
Questi benefici, però, non possono nascondere l'assenza dei più basilari diritti: dalla libertà di pensiero alla vendita di alcolici, l'integralismo islamico punisce ogni sfera della vita pubblica e privata. «Non prevediamo che gli altri Paesi accettino o concordino con le nuove leggi – ha affermato il sultano Bolkiah - sarà sufficiente che rispettino il Brunei allo stesso modo nel quale noi rispettiamo le altre nazioni».