«Controlli informali tra vicini»: il Grande Fratello targato Lega
Come spiega l’incipit della bozza di legge il controllo di vicinato «è uno strumento di prevenzione basato sulla partecipazione attiva dei cittadini attraverso un controllo informale della zona di residenza e la cooperazione tra cittadini e istituzioni». La proposta di legge presentata da circa ottanta deputati della Lega in Parlamento a ottobre 2018 è stata recentemente assegnata alla Commissione affari internazionali. Ma in che modo vuole promuovere e riconoscere le attività di controllo del vicinato esattamente? E con quale scopo?
Associazioni per il Controllo del Vicinato
In Italia esiste già una rete di volontari che fanno riferimento all’Associazione Controllo del Vicinato. Come spiega il sito, l’associazione è nata nel 2009 e si è costituita formalmente nel 2015. Lo scopo è «diffondere la cultura della prevenzione, della solidarietà sociale e della partecipazione dei cittadini a progetti di “sicurezza partecipata”». Organizzano corsi di formazione ma soprattutto collaborano con le forze dell’ordine nella raccolta e analisi di dati su furti e truffe.
In parole povere si impegnano a monitorare le comunità di appartenenza per segnalare eventuali anomalie. Un compito che ovviamente comporta vari rischi, come quello di agire in base ai propri pregiudizi. Attualmente in Italia sono circa 60 mila le famiglie che hanno aderito all’Associazione, concentrate principalmente nelle regioni del centro e del nord.
La nuova proposta di legge sul controllo del vicinato
La nuova legge
La nuova proposta di legge ha come obiettivo promuovere la pratica e le attività di controllo del vicinato in tutto il Paese, legittimando quindi i gruppi esistenti, per esempio tramite l’attuazione di protocolli di intesa e patti per la sicurezza urbana da parte delle varie associazioni riconosciute. Punta anche ad agevolare il coordinamento nazionale tra i vari gruppi e con le istituzioni.
Ma la legge propone anche di promuovere l’attività di ricerca e formazione per il personale degli enti locali, delle istituzioni pubbliche e degli istituti di istruzione secondaria. L’articolo 3 della legge prevede la realizzazione di progetti scolastici sui temi della sicurezza partecipata e della legalità. Tutto questo in teoria a nessun costo aggiuntivo per le finanze pubbliche ma con sostanziali guadagni in termini di sicurezza e coesione sociale, almeno così sperano gli autori della legge.