Impianti e cassonetti in fiamme. Raggi: «Siamo sotto attacco della criminalità»
Gli incendi negli impianti di via Salariae Rocca Cencia. Quelli nel deposito dei cassonetti di Tor de Cenci e nell’isola ecologica di Acilia. I furti alle sedi del servizio giardini. Virginia Raggi, in un’intervista a Il Fatto Quotidiano è molto chiara: «Siamo sotto attacco». Di chi? Delle organizzazioni criminali che riescono ancora a tenere in pugno certi territori di Roma.
«I cassonetti bruciati si trovano per la maggior parte nel X e nel VII municipio, quelli dei clan Spada e Casamonica». La causa diquesti attacchi sarebbe da cercare nel cambio di rotta nella gestione dei rifiuti avviato dall’amministrazione a Cinque Stelle: «E la certezza è che un determinato sistema ha sempre lucrato sullo smaltimento dei rifiuti indifferenziati e noi lo stiamo combattendo puntando sulla raccolta differenziata».
Le indagini sugli incendi a Salario e Rocca Cencia non si sono ancora concluse. La sindaca di Roma è convinta però che l’autocombustione non possa essere la causa di tutto: «All’autocombustione credo poco. E ricordo che sia nell’impianto del Salario sia in quello di Rocca Cencia la dinamica è stata la stessa: le telecamere erano spente e non c’erano vigilanti».
Foto Ansa|Il 24 marzo è divampato un rogo nell’impianto di rifiuti di Rocca Cencia
I roghi, però, non sono l’unico problema del sistema rifiuti a Roma. L’altro tema, ben prima degli incendi, è quello dell’adeguamento degli impianti e la ricerca di nuove aree da usare come discarica. «Nel 2013, chiusa la discarica di Malagrotta, andava adeguata la rete degli impianti. Ma per sei anni la Regione Lazio, guidata dal Pd, si è guardata bene dal varare un piano dei rifiuti».
E alle critiche di chi accusa l’amministrazione capitolina di non aver fatto abbastanza per trovare siti alternativi risponde: «Appena arrivata mi sono messa al lavoro con gli uffici della Città Metropolitana, l’ex Provincia, per individuare il quadro delle aree bianche, quelle libere da vincoli, nei vari Comuni. Lo abbiamo consegnato alla Regione già nel marzo 2018. Ma hanno chiesto una riformulazione dello studio, e glielo abbiamo rimandato».