Sulla via del no-deal, il Parlamento rifiuta tutte le alternative all’accordo di May sulla Brexit
Hanno detto no al mercato comune, a un'unione doganale, a un secondo referendum e a un ulteriore rinvio della Brexit. I parlamentari inglesi hanno scelto lo stallo. Come scrive il Daily Mail: «Siamo tornati al punto di partenza».
Dopo aver bocciato tre volte il piano di Theresa May per l'uscita dell'Eu, il Parlamento non è riuscito a formulare una proposta alternativa. Il no-deal, la temutissima opzione di uscita senza accordo, potrebbe essere l'unica via rimasta.
In pochi giorni, tutti gli «indicative votes», per i quali il Parlamento era chiamato a esprimersi su alternative all'accordo di May, sono falliti. Se il Parlamento fosse riuscito a coalizzarsi su un'opzione, anche se non legalmente vincolante, avrebbe messo Theresa May alle strette.
Ma i deputati non hanno scelto la svolta, e tutto rimane annebbiato, per Theresa May e per il futuro del Regno Unito. Intanto, il deputato conservatore Nick Boles si è dimesso dall'ala Tory del Parlamento affermando che il suo partito «Si è mostrato incapace di scendere a compromessi».
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Oggi la premier terrà un consiglio dei ministri straordinario di 5 ore: il tempo stringe. Se May non riuscirà a far approvare il suo accordo dalla Camera entro il 12 aprile, Londra si troverà a un bivio: chiedere un rinvio o scegliere il no-deal?
Con un rinvio il Regno Unito si troverebbe nella complicata situazione di dover partecipare alle elezioni europee, mentre il no-deal avrebbe gravi conseguenze e un costo annunciato di 10 miliardi.
Un altro «indicative vote» è previsto per mercoledì prossimo. La permanenza nell'unione doganale ha perso per soli tre voti, portando Jeremy Corbyn a insistere su questa linea. Intanto, ieri sera, gli attivisti ambientalisti di Extinction rebellion si sono spogliati in Parlamento per protestare contro il cambiamento climatico.