Escalation in Libia, le milizie di Haftar alle porte di Tripoli
Continuano le tensioni in Libia. Tripoli ha lanciato l’operazione per respingere l’avanzata del generale Khalifa Haftar. Il nome dell’operazione è Wadi Doum 2 – deriva dal luogo a nord del Ciad dove il generale fu sconfitto nel 1987 – e coinvolge le nuove milizie di Regione occidentale come riferisce il Libya Observer.
Da qualche ora la zona periferica a sud di Tripoli è teatro di «pesanti scontri» tra i gruppi armati di Haftar e «le forze libiche dell’ovest», arrivate a sostegno del premier Fayez al Sarraj. L’obbiettivo delle forze filogovernative è anche quello di riprendere il controllo di Garian, da ieri assediata e controllata dalle milizie del generale.
Secondo gli ultimi aggiornamenti dell’emittente arabo Al Arabiya, le milizie di Haftar sono entrate fin nell’aeroporto internazionale di Tripoli, chiuso dal 2014, e distante circa 25 chilometri dal centro della città. Le forze armate del generale avrebbero preso anche il controllo della cittadina costiera Qasr Bin Ghashir, situata accanto all’aeroporto.
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Tra le forze armate intervenute ci sono quelle della città di Misurata, sostenitrici del governo centrale, che si erano mosse verso la capitale nella mattinata per difendere la città da una possibile avanzata delle milizie dell’est.
«Misurata si è opposta e ha combattuto contro Moammar Gaddafi ed è sempre stata promotrice di unità e pace tra i libici, quindi non se ne starà mai ferma ad osservare i movimenti del generale Haftar nella Libia dell’ovest, e si opporrà ai suoi tentativi di imporsi come leader di tutti i libici», hanno affermato le milizie in una dichiarazione.
La Libia è in uno stato di caos da quando le forze sostenute dalla NATO hanno destituito Muammar Gaddafi nel 2011. Da allora, hanno regnato nel Paese almeno due amministrazioni rivali. A Tripoli siede il governo internazionalmente riconosciuto, guidato dal primo ministro Fayez al-Serraj. Nella città di Tobruk, nell’est del paese, c’è un secondo nucleo politico, alleato con il generale ribelle Haftar.
Le truppe libiche fedeli al governo di Tobruk, sostenuto da Francia e Emirati Arabi Uniti, hanno infatti annunciato di voler conquistare Tripoli, dove siede invece il governo di Fayez Al Sarraj. Il generale Haftar ha affermato: «Eccoci, Tripoli. Eccoci, Tripoli. Eroi, l’ora è suonata, è venuto il momento del nostro appuntamento con della conquista», ha afferma il capo dell’Esercito Nazionale Libico da Benghazi, nell’est del paese. Giovedì le truppe si sono impadronite della città di Gharayan, a 100 kilometri da Tripoli: una svolta nella faida libica che dura da anni.
L’Onu ha deciso di convocare un meeting di emergenza per discutere la situazione. Secondo l’Agence France Presse, alcune truppe di Haftar sono state respinte da una barriera di sicurezza 30 chilometri a sud della capitale. Il ministro dell’Interno Fathi Bashaga ha affermato in un’intervista con il sito d’informazione Al Jazeera che Haftar ha intrapreso questa azione in un momento di calma senza precedenti.
«Perché usare le armi e la forza per terrorizzare i cittadini libici, per ucciderli, e per forzarli ad accettare di essere governati da un dittatore militare?», ha chiesto Bashaga, e ha aggiunto: «Non ci faremo sottomettere dall’uso della forza da parte di una fazione o di una persona. Se qualcuno deciderà di usare la forza, siamo pronti a sacrificarci ma non rinunceremo alla nostra democrazia, quella che abbiamo sempre voluto dall’inizio».
Haftar ha ordinato alle sue milizie di entrare a Tripoli pacificamente, e di usare le armi soltanto contro coloro che «cercano l’ingiustizia e preferiscono lo scontro». Ha anche intimato alle truppe di non aprire il fuoco sui civili e le persone disarmate. «Quelli che depongono le armi sono salvi, così come quelli che alzano un cartello bianco», ha affermato.
La registrazione audio è stata pubblicata nel momento in cui il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, era in visita in Libia. Guterres ha affermato di temere un’escalation di violenza che metterebbe a repentaglio i negoziati per la pace promossi dall’Onu volti a spianare il terreno per nuove elezioni.
«Voglio lanciare un forte appello», ha affermato il segretario generale dell’Onu. «Un appello perché i movimenti militari si fermino, un appello per il contenimento, la calma e la distensione, sia militare che retorica». Secondo vari analisti, Haftar vuole forzare la mano prima delle trattative di pace per paura di essere escluso dal processo di pace.
La più alta autorità religiosa libica, il Grand Mufti Sadiq Al-Ghariani, ha esortato il popolo a scendere in strada contro la campagna di Haftar volta a conquistare la capitale. Gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, gli Emirati Arabi Uniti, l’Italia e la Francia hanno richiesto la rapida distensione del clima in Libia. «Crediamo che non esista una soluzione militare al conflitto libico», hanno affermato le potenze in una dichiarazione congiunta.