Lettera aperta dei ricercatori precari al Governo: «Basta contratti a binario morto»
L’Associazione dei Ricercatori a Tempo Determinato (ARTeD) ha replicato alle dichiarazioni che il viceministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti ha rilasciato a Open qualche settimana fa in merito alla riforma delle Università.
«Aboliremo quell’universo di contrattini messo in piedi negli ultimi dieci anni», aveva detto Fioramonti, annunciando di voler riproporreil modello decreto dignità anche per la dimensione accademica, da tempo dilaniata da contratti a binario morto.
Che non fosse facile risolvere in qualche mese la questione annosa dei contratti post doc (e cioè dei fondi stanziati per consentire ai dottorati di proseguire nella ricerca e diventare associati) era chiaro anche ai ricercatori stessi. Ma per quanto le proposte del viceministro non sia totalmente da condannare, i ricercatori hanno ribadito che è necessario un dialogo continuo tra le parti per chiudere definitivamente con la logica del precariato universitario.
«Grazie», ma..
«Cominciamo da un ringraziamento», scrivono i rappresentanti di ARTeD all’inizio della lettera. Il riferimento va subito alla scelta del ministro di riproporre il piano straordinario di assunzioni a tempo indeterminato, riservato a 1511 ricercatori di tipo B. Già nel 2016 e nel 2018, i precedenti Governi avevano previsto delle strategie di questo tipo, con numeri non così elevati(600 nel 2016 e 1.300 nel 2018)
Lettera aperta dei ricercatori a tempo determinato al viceministro Fioramonti
«Tale numero però», continua il testo, «è inferiore sia alle necessità del sistema universitario, sia ai bisogni delle migliaia di ricercatori che anelano ad una stabilità lavorativa».
«Nel corso degli ultimi 10 anni, sono stati reclutati solo circa 4.000 ricercatori di tipo B», fanno notare i rappresentanti di ARTeD. «Quasi tutti attraverso piani di reclutamento straordinari. Praticamente, gli Atenei ne hanno reclutato qualcuno solo quando sono stati costretti a farlo, preferendo spendere le proprie limitate facoltà assunzionali in passaggi di carriera e nel reclutamento delle già citate figure di ricercatori usa-e-getta».
La legge Gelmini va superata davvero
Durante l’intervista a Open, il ministro Fioramonti aveva ricordato in prima persona i limiti di un piano straordinario che non guardi al lungo periodo. Ma, aveva detto, è difficile non operare per step. Utilizzando un termine che aveva definito «infelice», aveva chiarito di star «portando avanti una “non-riforma” per fare delle modifiche mirate e graduali al sistema».
Lettera aperta dei ricercatori a tempo determinato al viceministro Fioramonti
Il «sistema»è la legge del 2010, varata dall’allora ministra dell’Istruzione Maria Stella Gelmini, che sancì definitivamente la morte del ricercatore a tempo indeterminato, e la sua sostituzione con due tipo di contratti (A e B), diversi per durata e possibilità di accedere ai concorsi per il ruolo. Le opportunità, al momento, sono tutte sbilanciate sui ricercatori di tipo B (di 3 anni).
«Il percorso per la stabilizzazione di un ricercatore possa prevedere 12 (ma anche più) anni di precariato dopo aver acquisito il titolo di Dottore di ricerca ci sembra un’assurdità», scrivono i ricercatori. «Tanto più che dopo i 12 anni di sfruttamento il povero ricercatore, ormai più che quarantenne, può esser semplicemente mandato a casa».
In definitiva, l’auspicio dei rappresentanti di ARTeD è che il governo ascolti davvero i suggerimenti formulati da chi «il mondo del precariato lo conosce dall’interno».