Pillon: «Padre e madre sulla carta d’identità? Giusto, atteniamoci alla naturalità delle cose»
Il Governo gialloverde archivia "genitore 1" e "genitore 2". Sulle carte d'identitàsi tornerà alla dicitura del 2015: padre e madre. Ilpiù strenuo difensore della famiglia tradizionale, il senatore Pillon,non può che essere d'accordo. E inun'intervista alla Stampadifende la scelta: «Ibambini nascono da due persone di sesso diverso, prendere atto della realtà delle cose non significa discriminare nessuno».
Per il senatore, la scelta di ritornare alla vecchia formula non è una conseguenza delCongresso delle Famiglie di Verona, ma«della linea della Lega su questi temi, una delle promesse fatte già in campagna». E quando il giornalista Andrea Carugati gli chiede se questo provvedimento non discrimini le famiglie arcobaleno, risponde così:«Forse dovrebbero essere i bambini a sentirsi discriminati se a loro viene tolta la mamma o il papà».
Daniela Vassallo e la sua famiglia
In un passaggio dell'intervista, Pillon contesta il fatto che le famiglie omogenitoriali siano ormai una realtà in Italia: «Leleggi italiane – dice – non prevedono adozioni per coppie dello stesso sesso e neppure quella sulle unioni civili consente la stepchild adoption». Eppure, come testimonia l'associazione per le famiglie omogenitoriali, Famiglie arcobaleno,in Italia ci sono già migliaia di famiglie composte da due padri e due madri.
«È noto a tutti che la patria genitoriale può essere esercitata anche non essendo genitori biologici», spiega Angela Vassallo, attivista dell'associazione. «Chi diventa genitore dopo un'adozione speciale o grazie al riconoscimento di un'adozione avvenuta all'estero- dice – è un genitore a tutti gli effetti. Siano queste famiglie composte da due padri, due madri, o da un padre e una madre. Il termine generico di "genitore" sui documenti non crea discriminazioni».
Non è della stessa opinione Pillon: «Come fanno a esserci due madri?», domanda il senatore leghista al giornalista Andrea Carugati durante l'intervista. «Si vuole forse sostenere che un figlio può nascere da tre persone perché si vogliono bene? E allora perché non da cinque? E perché non porsi il tema di un gruppo di suore che all'anagrafe non possono essere indicate come genitori anche se allevano dei bambini?».