L’ex M5s De Falco: «Salverò i migranti. La legge del mare è superiore a quella di Salvini» – L’intervista
Il rapporto del comandante Gregorio De Falco con il mare non è solo professionale, ma etico. L’ex senatore del Movimento, chiamato da Luigi Di Maio per quel «salga a bordo!» urlato al comandante Schettino, e poi espulso dai 5 stelle perché considerato dissidente, salirà a bordo della mare Jonio, la nave della Ong Mediterranea. E lo farà, dice a Open, perché«in questo momento sento il bisogno di fare qualcosa di concreto». L’avventura comincerà forse già dalla prossima settimana. De Falco è ancora un senatore del Gruppo Misto, ma potrebbe raggiungere presto le acque al largo della Libia per salvare i migranti che si avventurano per raggiungere l’Europa.
Comandante, conferma che si unirà all’equipaggio della Mare Jonio?
«Sì, confermo. Non ci sono ancora i dettagli operativi e tecnici. Non so quando partirò, ma salirò a bordo».
Lei è stato espulso dal Movimento 5 Stelle a dicembre perché considerato un “dissidente”. Quanto ha influito questo episodio nella sua decisione di partire?
«Questa decisione è coerente con la mia vita. Credo che questo momento ci sia bisogno di fare qualcosa di concreto. In realtà Mare Jonio deve essere concepita come qualcosa che va oltre la politica, qualcosa ditrasversale. Che attiene alla civiltà. Abbiamo migliaia di anni di storia da difendere, anche con questi piccoli gesti».
Lei era nel Movimento quando Di Maio definì le Ong “taxi del mare”. Cosa pensò in quell’occasione?
«Ladefinizione venne operata nel momento in cui fu ascoltato un procuratore della Repubblica che stava seguendo delle indagini riguardo l’operato delle Ong. Indagini che, nonostante il tempo, non hanno portato a nulla di concreto. Come abbiamo potuto constatare,le Ong esistono soltanto in quanto allafine dell’operazione mare nostrum si è creata la necessità che qualcuno in mare ci fosse. Le ong hanno sempre operato sotto il coordinamento della autorità preposte al soccorso marittimo, sia italiano che maltese. Che siano in mare è solo una conseguenza del fatto che non ci sono abbastanza risorse».
Come vede la posizione del Governo riguardo gli sbarchi?
«Al governo abbiamo un ministro incompetente.Incompetente nel senso istituzionale. La questione degli sbarchi è stata male affrontata: è stata confusa con quella dei migranti,ma sono due cose diverse, perché il naufrago approda, non chiede di entrare di per sé in un Paese. Prima bisogna farlo approdare,poi si capisce da dove arriva e come gestirlo. Se così non fosse si creerebbe solo morte. La legge del mare non coincide col regolamento Dublino III (che obbliga il migrante a chiedere asilo nel Paese in cui è approdato, ndr). Dublino III riguarda le migrazioni».
«La legge del mare è superiore a qualunque legge statale, perché entra nel governo attraverso la costituzione. E il legislatore italiano, il giudice o il ministro o chi per loro,non la possono abrogare. Bisogna tener conto dei diversi livelli delle norme. Prima di tutto si applica la convenzione: lo Stato italiano ha l’obbligo di far approdare il naufrago. L’unica scelta è di carattere tecnico, del come, del dove e del quando, in relazione alle varie contingenze. Ho sempre sostenuto in maniera anche stucchevole che qualsiasi persona che è in mare vada salvata. Va soccorsa e portata sulla costa, in qualunque circostanza».