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Di Maio contro la Lega: «Il Movimento è un argine alle armi e al Congresso di Verona»

07 Aprile 2019 - 22:12 Redazione
Poi per stemperare l'aria di crisi, il vicepremier rielabora i suoi toni con un intervento sul «Corriere della Sera»: «Mi piace pensare di averli compiuti assieme, questi passi, come squadra»

Una carezza e un pugno. Ospite di Che Tempo Che Fa, il programma condotto da Fabio Fazio su Rai 1, il leader del Movimento 5 Stelle Luigi di Maio dice che il governo andrà avanti, ma approfitta di ogni domanda per attaccare Matteo Salvini. A cominciare dagli alleati della Lega alle europee.

Nei giorni scorsi, Di Maio si era detto preoccupato per l'alleanza della Lega con partiti che negano l'olocausto (il riferimento era ai tedeschi dell'Afd). Stavolta prende di mira il premier ungherese Orbàn e la leader francese del Rassemblement National, Marine Le Pen: «Io credo che più avanzeranno queste forze politiche, come Orban o la Le Pen, più l'Italia sarà danneggiata. Sono forze che impediranno la redistribuzione dei migranti e che ci sono venuti contro sull'austerity».

«Il Movimento 5 stelle è un argine alla deriva»

Per Di Maio, il Movimento Cinque Stelle «è un argine alla deriva». «A quale deriva?», gli chiede Fazio. «Alla proposta sulle armi, ad esempio, o alle idee che ho sentito al Congresso delle Famiglie di Verona», entrambi fortemente voluti e appoggiati proprio dalla Lega. «Finché si resta nel contratto, Lega e Cinque Stelle lavorano bene – dice Di Maio – ma quando si esce dal contratto non si passa». È per questo, spiega, che i diritti civili non sono stati inseriti nell'accordo di Governo.

Il vicepremier è tornato anche su un'altra polemica delle ultime ore: «Pensi a lavorare», gli aveva detto Salvini dopo che Di Maio aveva espresso preoccupazioni sulle alleanze con l'ultradestra. La risposta del vicepremier è secca: «Mi verrebbe da dire: "Da quale pulpito". Il M5S ha i ministeri più complessi e su 10 provvedimenti 8-9 li abbiamo firmati noi».

La lite sulla Flat tax

Le liti interne alla maggioranza non sono una novità. Dopo l'ultima sconfitta elettorale in Basilicata e con l'avvicinarsi delle elezioni europee, gli attacchi dei Cinque Stelle agli alleati sono diventati sempre più frequenti. E un altro fronte aperto è quello sulla flat tax, l'aliquota fiscale al 15% che varrebbe per tutti, indipendentemente dalla fascia di reddito. Il Movimento vorrebbe introdurre una formula progressiva che prevede tre scaglioni. Volontà ribadita da Di Maio: «La flat tax – dice – si deve fare ma non deve aiutare i ricchi».

I campi Rom

L'eco degli scontri di Torre Maura per l'arrivo di 70 rom nei centri di accoglienza è arrivato negli studi di Fabio Fazio.

La posizione di Di Maio è identica a quella dell'alleato: «I campi rom – dice – vanno chiusi». Ma questo è un compito del ministro dell'Interno.

»Al netto della condanna totale per il pane calpestato – spiega Di Maio – noi rileviamo tensioni sociali dove ci sono i campi i Rom. I campi Rom vanno chiusi e non possiamo dire ai sindaci d'Italia occupatevene voi con le vostre risorse».

»Ma non le devo fare io da ministro dello Sviluppo Economico, lo deve fare il ministro dell'Interno. Il percorso immaginabile è quello dell'integrazione per chi è italiano e ricollocamenti per chi non lo è».

Il lieto fine sul Corriere della Sera: «Caro Matteo, Grazie»

«Caro direttore, credo sia il momento di fare un po' di ordine». La prima pagina del Corriere della Sera si apre con una lettera del vicepremier a Luciano Fontana, direttore del quotidiano.

L'intervento di Di Maio arriva per far rientrare i segnali di crisi tra i gialli del M5S e i verdi della Lega. E rivolgendosi ai primi provvedimenti messi in atto dal Governo, dice: «Mi piace pensare di averli compiuti assieme, questi passi, come squadra».

Nella lista dei «passi», il ministro del Lavoro cita il Reddito di cittadinanza, Quota 100, Via della Seta, decreto Dignità, Spazzacorrotti, taglio dei vitalizi, dl Crescita. Tutti provvedimenti inquadrati in una «road map» che ha consentito alle due fazioni di sopravvivere alle iniziali diversità.

«Caro Matteo, grazie per il sostegno al Governo del cambiamento». E in chiusura aggiunge i ringraziamenti al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, per lo «straordinario ruolo di mediazione ed equilibrio che sta svolgendo».

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