La Alan Kurdi è ancora in mare. L’appello a Malta: «Salvateci, il tempo peggiora»
Dopo aver stazionato davanti a Lampedusa, ottenendo l’autorizzazione a far sbarcare soltanto tre donne e i loro figli,l’imbarcazione della Ong Sea Eye, Alan Kurdi, procede da 24 oreverso Malta,in attesa di un segnale da parte delGoverno.La nave trasporta 64 migranti,salvati lo scorso 2 aprile. La Sea Eye ha lanciato un appello al premier maltese Joseph Muscat: «La preghiamo di aiutare l’Alan Kurdi. Il meteo peggiora, speriamo che i politicicomincino rapidamente a fare ciò che è umano: salvare le persone».
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Per il Governo di Malta non sarà facile prendere una decisione: alla fine di marzo, l’isola ha accolto 108 migranti partiti dalla Libia. Alcuni di loro sono stati arrestati subito dopo lo sbarcoper aver dirottato il mercantile che li aveva salvati e che li stava riportando a Tripoli, dove temevano di finire nuovamente nei campi di detenzione.
Mentre la nave ong procede verso Malta, il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, ha dato la propria disponibilità a far sbarcare i migranti:«Avete salvato vite – ha detto, rivolgendosi alla Sea Eye – e state onorando il comandamento morale di restare umani di fronte all’indifferenza e alla cultura egoista di tanti governi». Il sindaco di Palermo non è nuovo a queste provocazioni nei confronti della Lega e del suo leader Matteo Salvini: già in passato, aveva annunciato che avrebbe disobbedito al decreto sicurezza voluto dal ministro dell’Interno.
L’impressione, però, è che il suo invito non sarà raccolto,perché le autorità italiane hanno già comunicato alla ong di non essere disponibili ad aprire i porti a tutti i naufraghi:«Quando siamo giunti a largo di Lampedusa – ha dichiarato Carlotta Weibl, portavoce di Sea Eye – abbiamo ricevuto una mail sul soccorso marittimo di Roma in cui si diceva che non potevamo entrare nelle acque territoriali in quanto la Alan Kurdi avrebbe rappresentato “una minaccia per la pace, il buon ordine o la sicurezza dello stato costiero”».
Nei giorni scorsi, come abbiamo ricordato, l’Italia ha concesso lo sbarco soltanto a tre donne -una incinta, due con bambini – che hanno rifiutato perché non volevano essere separate dai loro compagni. Per la ong, «insistendo sulla separazione delle famiglie, l’Italia ha violato il principio di unità familiare sancito dall’art.8 della convenzione europea dei diritti dell’uomo e di tutti i trattati e le costituzioni nazionali».