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La vera storia della foto dei «gatti vivisezionati da Telethon»

07 Aprile 2019 - 10:47 David Puente
La foto di una presunta sala operatoria per le vivisezioni, con dei gatti legati alle estremità degli arti su numerosi lettini, viene riproposta continuamente da animalisti e utenti sensibili per accusare Telethon di svolgere ricerche scientifiche crudeli ai danni dei felini. In realtà la foto riguarda una bella storia e non ha nulla a che fare con la ricerca

Il 29 aprile 2019 si terrà la Padova Marathon per le malattie rare, così come sono in programma tanti piccoli o grandi eventi svolti da parte della Fondazione Telethon in giro per l’Italia. Riconosciuto come ente senza scopo di lucro, riconosciuto dal Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, ogni anno viene considerato come il male assoluto e del maltrattamento degli animali a causa della diffusione di bufale e contenuti di disinformazione, alcuni dei quali vengono riproposti facendo cadere in trappola i cittadini italiani. Il 30 gennaio 2019 l’utente Daniela pubblica la seguente foto con la seguente descrizione: «Questo è telethon, non dare i soldi alla vivisezione».

La vera storia della foto dei «gatti vivisezionati da Telethon» foto 1

Il post Facebook di Daniela

La foto, dove viene ritratta quella che sembra una sala operatoria con diversi esemplari felini immobili – legati alle estremità degli arti – e con la parte addominale rasata, è una vera e propria sala operatoria che non ha nulla a che fare con la vivisezione e nulla a che fare con Telethon.

Le origini del 2011

La foto venne pubblicata il 10 agosto 2011 dal sito Gainesville.com in un articolo dal titolo «Seized cats being readied for adopt-a-thon on Aug. 26-28» dove viene raccontato un’operazione di massa, eseguita da veterinari e da 25 studenti dell’Università di Florida, per sterilizzare centinaia di felini randagi destinati a un evento organizzato per la loro adozione.

La vera storia della foto dei «gatti vivisezionati da Telethon» foto 2

L’articolo del 2011 del sito che raccontò l’episodio pubblicando la foto utilizzata da anni per contestare Telethon.

L’articolo, ora disponibile solo su Web Archive, riporta una cifra pari a 697 gatti provenienti da un rifugio chiamato Haven Acres Sanctuary che era prossimo alla chiusura. Di seguito un video pubblicato l’otto giugno 2011 dove viene mostrata la struttura al suo interno e lo stato in cui vivevano gli animali:

In un articolo del 14 gennaio 2016 del sito Wafflesatnoon.com viene riportata un’altra foto relativa all’operazione svolta dai veterinari:
La vera storia della foto dei «gatti vivisezionati da Telethon» foto 3
Una seconda foto della sala operatoria.
La seguente foto serve per comprendere che i due scatti sono stati fatti da parti opposte dell’enorme sala operatoria:
La vera storia della foto dei «gatti vivisezionati da Telethon» foto 4
Le due foto a confronto. Nel riquadro le zone comuni.

Telethon e gli animali

Telethon è contro il maltrattamento degli animali e richiedono ai propri ricercatori di applicare «un rigido codice di comportamento che minimizzi la loro sofferenza». Ecco quanto riportato nel sito ufficiale della Fondazione:

Contemporaneamente siamo contro ogni maltrattamento degli animali. Grazie ai progressi scientifici che mettono a disposizione dei ricercatori molteplici sistemi su cui testare l’efficacia delle terapie sperimentali (ad esempio cellule, tessuti), oggi solo una parte dei progetti finanziati richiede la sperimentazione su modelli animali. In questi casi, Telethon richiede ai ricercatori di utilizzare il minor numero possibile di animali e di applicare un rigido codice di comportamento che minimizzi la loro sofferenza. Inoltre, vigiliamo affinchè si applichi la legislazione vigente in materia (in Italia la sperimentazione animale è regolata dal Decreto legislativo 26 del 4 marzo 2014 del ministero della Salute in attuazione della direttiva europea 2010/63/UE) e affinchè i ricercatori abbiano ottenuto l’autorizzazione dei comitati etici dei loro istituti. La sperimentazione sugli animali fatta secondo le leggi e le normative in vigore è tutt’altra cosa rispetto al maltrattamento degli animali, contro i quali anche Telethon si pronuncia in maniera forte.

Risulta necessario sperimentare sugli animali? Telethon risponde:

La ricerca di una terapia per una malattia genetica è un percorso lungo e complesso che normalmente passa da una fase cosiddetta “di base” dove i ricercatori si concentrano su sistemi cellulari o addirittura molecolari per identificare i meccanismi che portano alla malattia e i modi per bloccarne l’insorgenza. Una volta che si sono isolati dei sistemi (farmaci, geni, cellule) che bloccano il percorso della malattia nei sistemi di base, è spesso necessario, prima di somministrarli ai malati, controllarne l’efficacia e l’assenza di tossicità in un organismo complesso il più possibile simile all’uomo. Questo diminuisce considerevolmente il rischio di commettere errori di formulazione e di somministrazione. Moltissimi passi avanti compiuti dalla medicina negli ultimi decenni, passi avanti che hanno guarito o alleviato le sofferenze di milioni di malati al mondo, non sarebbero stati possibili senza una motivata, attenta e accurata sperimentazione sugli animali. Visita il sito di Research4Life, uno spazio aperto rivolto a cittadini, Istituzioni, media e mondo scientifico per promuovere un dialogo costruttivo su diversi temi della ricerca biomedica, tra cui anche la sperimentazione animale.

Sempre sil sito di Telethon c’è un articolo dove vengono riportare le principali argomentazioni degli animalisti e le risposte degli scienziati.

Conclusione

La vicenda di quello che riguardava il più grande caso di accoglienza di gatti randagi degli Stati Uniti – per lo meno fino ad allora – aveva mobilitato i veterinari e gli studenti universitari ad intervenire per aiutare i felini a trovare una casa. La foto simbolo di un aiuto concreto verso gli animali viene usata da anni per raccontare l’esatto opposto. Accusare Telethon, o qualunque altra realtà, con argomentazioni fasulle può essere perseguito penalmente.
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