Ecco la lettera inviata dal comandante dei carabinieri alla famiglia Cucchi
«Abbiamo la vostra stessa impazienza che su ogni aspetto della morte di Suo fratello si faccia piena luce e che ci siano infine le condizioni per adottare i conseguenti provvedimenti verso chi ha mancato ai propri doveri e al giuramento di fedeltà» sono queste le parole consegnate a Ilaria Cucchi da Giovanni Nistri, generale dell’arma dei carabinieri, come si apprende da la Repubblica.
Una lunga lettera che il generale dell’Arma ha voluto fosse consegnata direttamente nelle mani della sorella di Stefano da Roberto Riccardi, il portavoce del Comandante generale, lo scorso 11 marzo.
«Abbiamo la vostra stessa impazienza — prosegue Nistri — perché il vostro lutto ci addolora da persone, cittadini, nel mio caso, mi consenta di aggiungere: da padre». A nove anni dalla morte di Stefano Cucchi, la sua famiglia attende ancora una risposta, dopo tutti i depistaggi e le insabbiature sul caso.
«Abbiamo (questa impazienza) perché anche noi – la stragrande maggioranza dei carabinieri, come lei stessa ha più volte riconosciuto, e di ciò la ringrazio — crediamo nella giustizia e riteniamo doveroso che ogni singola responsabilità nella tragica fine di un giovane vita sia chiarita, e lo sia nella sede opportuna, un’aula giudiziaria».
Ma oltre al gesto che per Ilaria è stato il riconoscimento di anni di lotte, Nistri ha voluto lasciare a carta e penna l’annuncio che l’Arma «se la richiesta di rinvio a giudizio degli otto militari accusati di depistaggio ne offrirà giuridicamente lo spazio, è intenzionato a chiedere alla Presidenza del Consiglio l’autorizzazione a costituire l’Arma come parte civile nel processo».
Un passo avanti, una presa di posizione che apre uno spiraglio nella vita di Ilaria Cucchi e nella sua battaglia per trovare giustizia alla morte del fratello. Nella lettera, il generale Nistri fa anche riferimento allo stupro commesso dai carabinieri sulle due ragazze americane a Firenze con cui chiarisce che in quel caso le responsabilità dei militari furono evidenti fin da subito e impossibili da negare.
E cita «l’aver agito all’interno di un turno in servizio e con l’uso del mezzo in dotazione, quando invece avrebbero dovuto svolgere una pattuglia a tutela del territorio e dei cittadini». Nistri ricorda che purtroppo sul caso Cucchi ci sono fatti discordanti riguardo a perizie, dichiarazioni e documenti, discordanze che «saranno risolte in giudizio. Le responsabilità dei colpevoli porteranno al dovuto rigore delle sanzioni, anche di quelle disciplinari».
Proprio questa mattina, lunedì 8 aprile, il carabiniere Francesco Tedesco deporrà nell’aula di Corte d’Assise e al contrario dei suoi predecessori ha chiesto che la sua testimonianza fosse ripresa televisivamente. E dopo la lettera dell’Arma, Ilaria Cucchi spera che altri facciano lo stesso, dai giudici, agli avvocati difensori, non solo per trovare giustizia per Stefano, ma per «ricucire una ferita profonda tra lo Stato, i suoi apparati e noi cittadini».