Tedesco racconta il pestaggio di Cucchi: «Lo hanno preso a calci mentre era a terra»
«Raffaele D’Alessandro gli dà un calcio e sento la testa di Stefano sbattere a terra». Le parole di Francesco Tedesco, carabiniere presente durante il pestaggio di Stefano Cucchi, anche lui a processo per omicidio preterintenzionale, svelano altri dettagli della vicenda che ha portato alla morte del giovane geometra. «Mentre è a terra D’Alessandro (altro carabiniere, ndr) gli dà un altro calcio in faccia. Lo ha spinto prima Alessio Di Bernardo (il terzo collega coinvolto, ndr), poi D’Alessandro per farli smettere».
«Ho detto state lontani, non vi avvicinate. Non vi permettete più», dice durante l’interrogatorio dell’8 aprile. «Aiuto Stefano ad alzarsi e lui mi dice che sta bene, di non preoccuparmi. Ma non era lucido». A quel punto, Tedesco chiama anche il superiore Mandolini: «Lo chiamai, avevo ancora Cucchi sotto braccio. Lui mi disse di rientrare. I colleghi erano tranquilli, dissero che ci avrebbero parlato loro». Da quanto si apprende, nelle settimane successive al decesso il comandante Mandolini aveva intimato Tedesco: «Quando ti chiamano dì che Cucchi stava bene. Devi seguire la linea dell’ Arma se vuoi continuare a fare il carabiniere».