Assolti da uno stupro perché la vittima era «troppo mascolina»: la Cassazione annulla la sentenza
Una 22enne peruviana denuncia per violenza sessuale due giovani sudamericani: uno sarebbe l'esecutore materiale dello stupro l'altro il palo per l'amico. I due vengono condannati rispettivamente a 5 e 3 anni di carcere: a quel punto, gli imputati ricorrono in appello e, la corte di Ancona, composta da tre donne, li assolve.
Con una motivazione che fa discutere. Al giovane «la ragazza neppure piaceva, tanto da averne registrato il numero di cellulare sul proprio telefonino con il nominativo "Vikingo", con allusione a una personalità tutt’altro che femminile, quanto piuttosto mascolina».
Il procuratore della Corte d'Appello di Antona e gli avvocati della presunta vittima hanno fatto ricorso. La Corte di Cassazione ha dato loro ragione. La sentenza è stata annullata perché l'aspetto fisico di una donna che si dichiara vittima di stupro è «irrilevante» ed è un elemento «non decisivo» per valutare la credibilità di una denuncia.
Secondo la Cassazione, i giudici d'appello si sarebbero basati su «un'incondizionata accettazione» della narrazione dei fatti proposta dagli avvocati degli imputati, senza fare alcun «serio raffronto critico» con la sentenza di condanna di primo grado.
Le motivazioni della sentenza sono state depositate il 9 aprile: adesso bisogna procedere con l'annullamento della sentenza di appello con rinvio delle assoluzioni dei due sudamericani, accusati della violenza avvenuta il 9 marzo 2013 a Senigallia.