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Circumvesuviana, ecco le motivazioni della scarcerazione dei tre ragazzi

09 Aprile 2019 - 07:56 OPEN
Secondo il Tribunale del Riesame di Napoli, non sussisterebbero i gravi indizi di colpevolezza necessari a trattenere i tre accusati di stupro in carcere

Il Tribunale del Riesame di Napoli ha depositato le motivazioni del ritiro della misura di custodia cautelare per Raffaele Borrelli, il terzo dei tre ragazzi, tra i 18 e i 20 anni, indagato per il presunto stupro di una ragazza di 24 anni nella stazione della Circumvesuviana di San Giorgio a Cremano.

Secondo il Riesame, non sussisterebbero i gravi indizi di colpevolezza necessari a trattenere Borrelli in carcere. «Non è raggiunta, allo stato degli atti, la soglia della gravità in ordine al dissenso alla consumazione dei rapporti», si legge. L'ordinanza di custodia era stata emessa dal Giudice per le indagini preliminari lo scorso 8 marzo. Dopo Alessandro Sbrescia (18 anni) e Antonio Cozzolino (19 anni), è tornato libero anche il terzo accusato (20 anni).

Non ci sarebbero, dunque, prove sufficienti per l'incarcerazione dei tre indagati; prove che anticiperebbero una "ragionevole probabilità di condanna" (art. 273 c.p.p. della Corte Suprema), indispensabile per la detenzione in carcere. Né le immagini riprese dalle telecamere di servizio, né la prima telefonata della ragazza alla madre subito dopo l'accaduto, indurrebbero i giudici a ritenere sufficientemente valida una misura di custodia cautelare per Sbrescia, Cozzolino e Borrelli.

La condizione psichica della ragazza

Uno dei principali elementi su cui si sofferma il documento del Tribunale è la condizione psichica della ragazza prima dell'episodio da lei denunciato, che indurrebbe a ritenere la sua testimonianza «inattendibile».

Secondo quanto riportato dai magistrati, la scheda clinica della ragazza riferirebbe di pregressi problemi psicologici, benché manchino degli accertamenti tecnici che analizzano in modo approfondito il profilo psicopatologico della giovane.

A rendere più complessa la vicenda c'è il fatto che l'unica testimone dei fatti sarebbe la presunta vittima: ciò imporrebbe, secondo il testo depositato dal Tribunale, una maggior prudenza e attenzione nel giudizio finale sull'episodio.

Il referto del Pronto Soccorso

Dopo il presunto stupro, la ventiquattrenne si è rivolta al Pronto Soccorso in uno stato emotivo evidentemente alterato, mostrando segni di bruciature di sigarette.

Da quanto si apprende dal referto, gli elementi desunti dal racconto della ragazza depongono a favore delle sue dichiarazioni – e cioè che ci sia stata totale assenza di consensualità nel rapporto sessuale.

I medici del Pronto Soccorso non individuerebbero, inoltre, una correlazione tra il precedente quadro clinico della presunta vittima con quanto accaduto quella sera alla Circumvesuviana – costituendone, invece, un'aggravante.

Secondo quanto riportato dai magistrati, il referto sulla salute psichica appare «privo di validità scientifica» perché mancante di uno specifico e completo accertamento tecnico che ricostruisca i vissuti della ragazza. Secondo i giudici, non appare «neppure» possibile comprendere l'identità dei sanitari che lo hanno redatto, mancando ogni indicazione al riguardo ed essendo «le firme poco leggibili».

La vicenda

Lo scorso 5 marzo Vittorio De Luca entra nella stazione della Circumvesuviana alle porte di Napoli, e si imbatte in una ragazza seduta su una panchina, in lacrime e in stato di shock. La giovane affermerà di essere stata violentata da tre ragazzi quella stessa sera nell'ascensore della stazione, «con una brutalità indescrivibile».

Dal racconto riferito dalla giovane, i tre ragazzi l'avrebbero dapprima avvicinata con gentilezza, offrendole una giacca per ripararsi dal freddo. Stando a quanto dichiarato da De Luca, la ragazza, sopraffatta dal dolore, ripeteva una frase pronunciata quella mattina dal suo psicologo: «Se una cosa accade una volta è come se non fosse mai accaduta, ma una cosa che accade una seconda volta accadrà una terza..»

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