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Conte inaugura il Salone del Mobile, ma la custode non lo riconosce: «Don’t touch, please»

09 Aprile 2019 - 13:20 Redazione
Il direttore del Salone del Mobile, però, ha smentito dicendo che il «Don't touch, please» non era per Conte, ma per tutti

Il Salone del Mobile di Milano è iniziato con una gaffe. Protagonista una delle ragazze addette alla sorveglianza dei padiglioni, che ha scambiato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte per un passante troppo invadente.

«Don't touch please!» («Non tocchi, per favore!»), ha detto la ragazza quando Conte, durante il giro tra i padiglioni per l'inaugurazione del festival nell'area expo di Rho, si è avvicinato troppo a una lampada delicata. Appena le hanno fatto notare che si trattava del premier, la ragazza è scoppiata a ridere insieme a tutti i presenti.

Conte inaugura il Salone del Mobile, ma la custode non lo riconosce: «Don't touch, please» foto 1

ANSA| Giuseppe Sala, Gabriele Galateri di Genola, Giuseppe Conte, Philippe Donnet e Attilio Fontana all'inaugurazione del Salone del Mobile di Milano

Lunedì 8 aprile Conte era stato impegnato anche nell'inaugurazione del Museo del design alla Triennale, che però aveva scatenato le polemiche tra i presenti in coda per entrare. Per colpa di alcuni impegni governativi a Roma, il taglio del nastro era stato rimandato di più di un'ora.

«Basta, fateci entrare!», gridavano tutti. C'è da dire che il Salone di Milano non è iniziato al massimo per il premier, che si è trovato al centro di due situazioni delle quali, bisogna dire, aveva ben poca colpa.

La nota del Salone del Mobile: «Don't touch non era per Conte»

La frase «Don't touch», pronunciata da una hostess del Salone del Mobile, non era rivolta al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ma a tutti. Lo precisa il direttore del Salone Marco Sabetta. «Come ogni volta che c'è un politico – ha spiegato – molti giornalisti si ammassano. Il percorso era tortuoso. Un fotografo o cameraman è andato addosso alla lampada ed e' stato richiamato dalla hostess. Non al premier, la frase era rivolta a tutti».

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